(Vercingetorige) – Da anni si discute sullo sviluppo dell’area di via de Gasperi/ via Napoli cosiddetta area waterfront, e da anni volutamente si crea confusione al dibattito. Questa confusione vede protagonisti una serie di personaggi politici, in maggioranza di centrosinistra, volta ad ingenerare una precisa idea politica nell’opinione pubblica, chiaramente avversa, rispetto alla reale azione poi sostanzialmente messa in campo negli anni in cui gli stessi “Sinistrorsi protagonisti” si sono alternati al governo della città. Il punto più acceso del dibattito politico riguarda come sempre, ed eccessivamente, Marina di Stabia e le aree dismesse di via Napoli. L’attualità preminente nel dibattito, sulla quale ci soffermeremo nell’analisi, è la questione “area Cirio”. E allora cerchiamo un po’ di capire, nel corso degli anni, quello che è verosimilmente accaduto sul destino di quest’area.
Acquistata dagli odierni proprietari nel lontano 1999, l’ex area Cirio divenne sin da subito oggetto di un “feroce” dibattito politico. Infatti, partendo dalla senatrice Salvato, per poi passare all’on. Vozza, grande fu l’impegno profuso da costoro nel fare a gara per intravedere il suo possibile sviluppo. Il primo passo concreto però fu proprio dell’allora Sindaco Vozza che, al termine del completamento della variante al PRG, e dopo aver contribuito a far infuriare i commercianti insieme ad una cospicua parte politica della città, decise di pubblicare una delibera sul “mega centro commerciale di Marina di Stabia”, successivamente ritirata, iniziando poi il percorso per la definizione del cosiddetto Programma Integrato Urbano (meglio definito Più Europa) volto alla riqualificazione dell’intera area della città compresa tra il Miramare e Marina di Stabia. Il presupposto essenziale, previsto dal Governo Centrale per l’attuazione di questo programma, ricordiamo che era costituito un accordo tra il pubblico e il privato, siglato e sottoscritto, e mirato a investire in sinergia per la rigenerazione urbana di un area sottosviluppata ben definita, oltre che delineata.
Il corso del dibattito, tra l’allora giunta di centrosinistra e gli investitori privati, culminò con un accordo, poi completamente stravolto in una delibera di giunta che, all’epoca, stabilì la procedura urbanistica necessaria per il rilascio delle autorizzazioni necessarie a compiere la serie di interventi previsti dal citato accordo. Ebbene, nel riguardare oggi le carte dell’epoca, comprendiamo che per le aree dismesse su via Napoli tra cui la Cirio (in prossimità dell’area malcurata della FS ed in prossimità del cimitero), area Petrella, oltre che sul famoso terreno libero dove si effettuavano spettacoli circensi con inclusi i Molini Nuova Daunia (da precisare che su questi ultimi 2 ubicati sul cosiddetto waterfront), risultavano programmati un numero indefinito di vani residenziali, oltre ai normali volumi terziari. Ecco che, per la prima volta in quel tempo, si inizia a parlare di palazzi, proprio in un preciso momento storico in cui il prezzo medio delle abitazioni a Castellammare variava dai circa 4000 euro al mq della zona San Marco ai circa 6000, e anche 7000 euro, al metro quadro nelle zone centrali della città. Il piano concordato tra le parti (Amministrazione e Imprenditori) saltò per la manifesta indisponibilità dei proprietari di varie attività produttive, ove trovavano e trovano ancora oggi impiego centinaia di persone, ubicate sul vero Waterfront della fascia di litorale Stabiese compresa tra Miramare e Marina di Stabia che erano seriamente preoccupate al pensiero di dover cedere al comune le proprie volumetrie in cambio di soli appartamenti mentre, al contrario, erano costretti a prendere atto dell’assenza di un corretto incentivo alla delocalizzazione delle stesse attività industriali, che sicuramente non si amalgamavano con la futura visione turistica dell’area. Nel frattempo saltò fuori, quasi a sorpresa, un particolare di non poca rilevanza. Infatti, contemporaneamente, la Regione Campania con l’allora presidente di sinistra Antonio Bassolino e l’intero consiglio regionale a totale maggioranza di centro-sinistra, vararono, sulla scorta delle indicazioni del Governo Berlusconi, il cosiddetto e famigerato Piano Casa. Un piano successivamente ampliato con intervento legislativo promosso dall’allora on. Socialista Di Lello, provvedimento che consentiva, in deroga agli strumenti urbanistici, di progettare la costruzione di vani residenziali a libero mercato ed a condizione agevolata, leggasi Housing sociale, sulle aree dismesse da oltre 5 anni. Fu così che rirese immediatamente fuoco il dibattito sul tema casa, case si, case no, inedificabilità assoluta e/o relativa e via discorrendo. Le direttive, le linee guida sembravano tutte direzionarsi in modo favorevole alla realizzazione, e quindi anche sull’area Cirio si iniziò a muovere qualcosa in tal senso. Intanto il governo della regione, a seguito del risultato elettorale del 2010, registrò il cambio da Bassolino a Caldoro, il quale ultimo pensò bene di riconfermare il Piano casa, quasi a voler dire “il merito è mio”, ma in realtà si trattava null’altro che di una precisa fotocopia della delibera Bassoliniana. L’unica novità, venuta fuori da questa legislatura di centro destra, alla fine sarà costituita, per l’area Stabiese, da un chiarimento richiesto e fortemente voluto dall’ordine degli ingegneri e architetti locale e dalla sezione provinciale di Napoli, in merito alla lettura dei vincoli restrittivi del Put, ampliati erroneamente nella variante al prg del 2007 dell’amministrazione di sinistra guidata dall’on. Vozza, e su gran parte del territorio dell’area sud della provincia di Napoli e in particolare modo, per quel che riguardava Castellammare, dalla Panoramica a Rovigliano. Vincoli che secondo l’amministrazione Vozza sarebbero stati superati nel caso fosse stato approvato il famoso Piu Europa.
A livello locale, dopo la sindacatura Vozza, arrivò il sen. Bobbio(2010) e successivamente l’avv. Cuomo(2013). E proprio in quegli anni (tra il 2012/2013) fu presentato il progetto Cirio, attraverso il Piano Casa. Risultato? Non ci crederete ma si riaccese violentemente lo scontro, sulla gestione urbanistica della città, tra le varie fronde di sinistra e centrosinistra, in poche parole ricominciò una partita giocata in una sola ed unica parte del campo di gioco! (Iparte-Continua)
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