(Red) – Tanto tuonò che piovve. E la pioggia tanto invocata nella “città delle acque” è arrivata puntuale e precisa proprio come un orologio svizzero. Nel caso della città di Castellammare, la tanto invocata pioggia sta per un Ciclone di straordinaria, quanto devastante, potenza che ha determinato lo scioglimento, per infiltrazione camorristica, dell’amministrazione comunale guidata da Gaetano Cimmino. Un provvedimento eccezionale che, di fatto, “sospende la democrazia elettiva” in una città che per circa 25 anni è stata governata dal Csx in totale assenza di democrazia partecipativa. Già dalle prime ore dell’alba, del 24 febbraio scorso, tanti privilegiati dello schieramento delle opposizioni stabiesi erano a conoscenza della piega che avrebbe assunto la vicenda stabiese nel programmato CdM previsto per le ore 11,00 dello stesso giorno tanto che, nei giorni precedenti, era circolata con insistenza la notizia del decreto di scioglimento per infiltrazione attraverso un canale molto “Fico” con i ripetitori piazzati in quel di Lettere. Quando è iniziata la torcida, a seguito dell’annuncio ufficiale dell’avvenuta ratifica del CdM, tutti i coccodrilli sono balzati fuori dallo stagno pronti a “godere” della necessaria, quanto inopportuna, visibilità mediatica al fine di passare rapidamente alla seconda fase della strategia mirante ad inondare di responsabilità coloro che sono arrivati al governo della città appena nel 2018. Eppure qualcuno, in queste ultime ore, continua a rivendicare il primato di aver chiesto l’invio della Commissione di Accesso sin dal primo Consiglio Comunale celebrato il 4 agosto del 2018. E’ vero che questa richiesta fu rivendicata già dal primo intervento effettuato dal politico in questione, anche se bisogna dire che nel corso della sua performance non risultava chiaro né comprensibile il motivo preciso per il quale sostenesse questa strana proposta, visto che nel corso del ballottaggio aveva sostenuto convintamente Cimmino a scapito del “compagno” Di Martino. Volendo andare a ritroso, preso atto che la storia parte da lontano, è doveroso ricordare che già nel corso del 7 ottobre del 2017, ossia quattro mesi prima della sfiducia accadde che Pannullo, in occasione della presentazione del rimpasto di giunta, denunciò pubblicamente, tra l’incredulità generale, il “fiato sul collo della camorra”. Ma questa affermazione rimase solo tale, salvo poi ricevere una convocazione dalla DDA, poi più nulla, mentre con l’amministrazione comunale continuavano a lavorare “indisturbate” ditte in odore di camorra di cui, una in particolare, si occupava delle pulizie e “licenziata” con la risoluzione contrattuale da Cimmino nel corso della sua sindacatura. Non dimenticando che, nel frattempo, il bando per l’assegnazione degli chalet di via Brin all’epoca andò deserto, mentre ben 16 offerte, per lo storico chioschetto in villa comunale, rimasero blindate e ben custodite nei cassetti dell’ufficio preposto per anni, tanto da convincere Cimmino ad affidarlo, attraverso una delibera di giunta, alla Pro-Loco di Castellammare al fine di istituire un necessario info-point gestito dalla stessa associazione. E mentre si resta sempre in trepidante attesa dell’esito del processo, in corso al tribunale di Torre Annunziata, sulla vicenda del voto di scambio del 2016, auspicando che non incappi in una probabile quanto possibile prescrizione, si continua ad attendere fiduciosi notizie sul risvolto delle interminabili indagini, afferenti la sezione 44 di via Cicerone, per i fatti accaduti nel corso della competizione del giugno 2018. Alla fine di questo percorso irto di pericolose difficoltà ambientali, in un variegato quanto articolato e cronico scenario, vuoi vedere che il salatissimo conto del cappotto, scelto ed ordinato da altri, rischia di doverlo pagare chi lo ha semplicemente trovato riposto nell’armadio? Oggi tutti quelli che ieri hanno governato Castellammare, dal 1992 al 2010 e dal 13 giugno 2013 fino al 5 febbraio 2018 esclusi i 30 mesi di Bobbio, sono tutti freneticamente mobilitati, e curiosamente uniti e compatti, nel tentativo di infilare il fango nel ventilatore nel tentativo di sottrarsi alle pesanti responsabilità di un passato recente che nel corso della loro gestione ha registrato, purtroppo per la città, episodi sanguinosi strettamente legati a vicende amministrative locali. Saranno stati questi pregressi, forse, ad ispirare quell’intervento così profetico del 4 agosto 2018? Ah, saperlo!

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