(di Carlo Carrillo) – Continua il percorso ad ostacoli di Biagio Vanacore, amministratore unico di Sint, che sabato 19 maggio u.s. ha rassegnato, in maniera singolare ed improvvisa, le proprie dimissioni dall’incarico che gli era stato conferito da Nicola Cuomo nel corso di una notte di mezza estate del 2013. Una gestione molto discussa e contestata quella di Vanacore che, nel corso di questi ultimi cinque anni, è stato molto spesso additato, sia dai gruppi di opposizione che dagli stessi lavoratori termali, come persona inadeguata per ricoprire un ruolo così delicato e particolare in quanto affetto da “carenza cronica di competenze ed esperienza” nel settore ricadente in capo sia al termalismo che alla gestione immobiliare di una società in house che detiene, nel novero della propria autorità, un patrimonio di inestimabile valore rappresentato dalle strutture termali ed infrastrutture sportive e residenziali. Uno pseudo-manager che, nel corso degli incontri con i lavoratori termali, aveva dato l’impressione di essere di sera “Vasciell” salvo diventare la mattina successiva soltanto un “Vuzzariell”. Il motivo? Subito! Nel corso di un incontro con i lavoratori termali, svoltosi sulla sede del P.D. stabiese ed alla presenza del segretario provinciale Assunta Tartaglione, il “Supermegamanager” di Sint affermò, alla presenza di Cuomo e di gran parte dei consiglieri comunali targati P.D., che aveva la soluzione a portata di mano, e che consisteva precisamente nella riapertura dello stabilimento di piazza Amendola con la l’impiego delle maestranze termali a rotazione. Questa la prima “megagalattica” palla sparata proprio nel giorno della dichiarazione del fallimento della società Terme di Stabia, da parte del Tribunale di Torre Annunziata, un atteggiamento che nel prosieguo, a dire il vero, non è apparso dissimile da quello registrato all’esordio. E’ riuscito a resistere a due sindaci e ben due commissari prefettizi, sino ad arrivare a voler “capoticamente” disporre l’uscita del bando per la privatizzazione degli immobili che, a suo avviso, era un obbligo non procrastinabile in ottemperanza alla delibera N° 88 del 27 novembre 2017 approvata a maggioranza risicata dall’assiste di palazzo Farnese. Un bando che ha trovato sulla propria strada la giusta e decisa reazione dei lavoratori che, avendo inutilmente richiesto l’inserimento della clausola sociale nel bando, hanno proposto opposizione davanti al Tar Campania. Questa inattesa ed intraprendente reazione dei lavoratori, che avevano più volte e vanamente richiesto un confronto sulla tematica con il Commissario Capello, ha evidentemente “scombussolato” il disegno di un amministratore che possedeva, nelle sue facoltà, la possibilità di ripubblicare il bando senza dover chiedere autorizzazione a nessuno, compreso Capello, preso atto che già nella pubblicazione, avvenuta nello scorso mese di marzo, aveva dato luogo ad un regolare deliberato consiliare. Una storia che induce ad una profonda riflessione, anche perché appaiono poco chiare le ragioni delle dimissioni rassegnate in maniera a dir poco “ortodossa” e, fatto ancora più inquietante, abbandonando la nave a perfetta emulazione dell’eroico gesto compiuto dal Capitano Schettino. Questo comportamento ha scatenato non pochi dubbi tra gli addetti ai lavori, ma nel caso dovesse esser vero il famigerato detto che: Quando la nave affonda i topi “scappano”, non vorremmo che tutto il patrimonio immobiliare, della “nave Sint”, possa affondare nelle torbide paludi della mala gestio per mano di imbranati manager quale diretta espressione di una politica incompetente ed incapace. Ah però, però, però!!!
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