(Red) – Tempi bui per l’utenza del nosocomio stabiese, costretta a misurarsi non solo con la legittima paura nei confronti della pandemia che incombe, ma anche con una serie di incertezze legate alla corretta, o meno, applicazione dei protocolli. E’ il caso di una nostra lettrice, G.M., che voluto raccontarci la sua ultima “disavventura” in ospedale.
Una breve premessa: per tutti i bimbi nati prematuri e sottopeso nell’anno 2019, la regione Campania ha previsto l’inserimento in un programma di profilassi mensile con un farmaco chiamato Synagis, il cui principio attivo, il palivizumab, è un anticorpo (non un vaccino!) che agisce specificamente contro un virus chiamato Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), e che viene addirittura considerato farmaco salvavita. Anche la piccola M.V. (figlia di G.M.) è stata inserita in questa profilassi mensile, svolta per lei presso il reparto di pediatria del P.O. “San Leonardo” di Castellammare di Stabia.
Ebbene, il giorno 12 marzo, la mamma di M.V. veniva contattata telefonicamente dai sanitari del reparto di pediatria del San Leonardo per organizzare l’incontro per la somministrazione del Synagis. Al che la sig.ra G.M., mamma della piccola, prontamente rifiutava la somministrazione ricordando all’infermiera che era in corso una pandemia globale e che il Governo aveva vietato categoricamente tutti gli spostamenti non strettamente necessari. A tale risposta, l’operatrice riferiva che era la prima mamma che si rifiutava e caldamente la rassicurava che gli accessi al reparto sarebbero stati scaglionati e contingentati, che sarebbero state rispettate tutte le norme comportamentali ed igienico-sanitarie per la somministrazione, tanto che anche le mamme avrebbero dovuto presentarsi con guanti e mascherine. Solo a seguito di tali rassicurazioni, consapevole anche dell’importanza del farmaco, G.M. accettava di sottoporre la bimba alla somministrazione.
Il giorno 13 marzo alle 13.00 in punto, orario stabilito per loro, GM e la sua piccola si recavano presso il reparto di pediatria, con indosso guanti e mascherine, ove trovavano ad attenderle un medico ed una infermiera, che però non indossavano alcun dispositivo di protezione. Dapprima i due si tenevano a distanza di sicurezza  dalla bambina e dalla madre, invitata a pesare personalmente la piccola, ma ad un certo punto i due sanitari si avvicinavano e SENZA l’utilizzo di alcun dispositivo di protezione, né guanti né mascherine, nemmeno chirurgiche – invero, l’infermiera la indossava ma tenendola abbassata sul petto – e senza la preventiva detersione e sterilizzazione delle mani, visitavano la bambina e somministravano il farmaco mediante l’uso di due siringhe, in strettissimo contatto fisico con la bambina trovandosi con lei praticamente faccia a faccia.
Alle rimostranze avanzate da G.M. in particolare per aver operato l’infermiera senza nemmeno mascherina chirurgica, il medico rispondeva in maniera evasiva “ ma come, la sig.ra la teneva fino a poco fa!”, e nessun provvedimento adottava per sé e/o per l’infermiera.
Per tale comportamento, G.M. prontamente allertava polizia, carabinieri, vigli urbani e presentava esposto alle autorità sanitarie competenti, e tutt’ora rimane in attesa di riscontro. Per adesso, e solo per adesso, chest’è!!! 

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