(Red) – Il secondo confronto si è avviato, nel tardo pomeriggio di ieri, sulla questione Sint e sul suo effettivo stato di salute. Una riunione di capigruppo consiliari, si è tenuta nella sala commissioni di palazzo Farnese, presieduta dal sindaco Gaetano Cimmino che, per coinvolgere l’intera rappresentanza politica amministrativa della città, si è avvalso della presenza e della competenza del neo-commissario liquidatore Vincenzo Sica. Secondo quanto siamo ad apprendere, considerato il riserbo dei partecipanti, sembra che Sica abbia provveduto a sciorinare conti e cifre dell’ultima partecipata comunale stabiese che, alla maggior parte dei convenuti, avrebbero fatto storcere il naso alla luce delle voci di spesa, ed in particolare quelle relative ai primi sette mesi dell’anno in corso, che appaiono smisurate e senza freni rispetto alla reale attività, e potenzialità amministrativa, della società immobiliare. Spese e consulenze legali al “Platino”, per non parlare poi della pubblicazione di un “Bando Apu truffaldino”, mai avviato di fatto nelle sue procedure successive, che ha determinato un ulteriore danno all’economia della città impedendo di fatto, a circa 60 famiglie di ex termali privi di qualsivoglia ammortizzatore sociale, di poter fruire di un sostegno al reddito di circa 600 euro al mese per almeno sei mesi, determinando in tal modo la perdita di circa 240.000 euro al Pil cittadino. In questo confronto dialettico, quello che ha destato indignazione, è stato sicuramente il comportamento delle opposizioni che responsabili, amministrativamente e moralmente, della gestione per circa ventisei anni(in disparte la breve, e non per questo meno dannosa, responsabilità di Salza per circa tre anni) hanno addirittura tentato di muovere eccezioni poco costruttive, oltre alla vergognosa parentesi di una “diretta telefonica” fuori programma, oltre che fuori luogo. Basterebbe pensare che, per acquisire il 51% delle quote ex Eagat, la Sint nel 2006 fu costretta(al fine di estinguere il debito con il Ministero del Tesoro) a contrarre un mutuo con, ma guarda un po’, con Mps, un atto che non avrebbe potuto esperire in quanto, nonostante la lettera di “Patronage” dell’amministrazione Vozza, una partecipata non avrebbe, secondo la normativa vigente, accendere un mutuo(e di quella portata) per poter porre far fronte ad un debito contratto per finalizzare un “investimento”. A questo bisognerebbe aggiungere che, per dar luogo alla politica clientelare del proprio schieramento di aderenti e compagni, non risultano mai essere state corrisposte da Terme di Stabia le competenze stabilite, nell’anno 2007, in 258.000,00 euro annui quale canone di locazione. La Sint, che non svolgendo alcun tipo di attività imprenditoriale, si è ritrovata a doversi sobbarcare un mutuo senza alcuna possibilità di poter reperire le risorse necessarie che gli consentissero di pagare le rate dello stesso preso atto che, ogni anno, quella stessa cifra risultava puntualmente inevasa dalla controllata Terme di Stabia. Oggi rischiamo in affanno, come città, di dover dar luogo a soluzioni che nella contingenza dei tempi dovranno servire a salvare il nostro inestimabile patrimonio immobiliare ed, al tempo stesso, di studiare le modalità per recuperare il Termalismo che, attraverso queste gestioni border-line, conservando il diritto alle convenzioni maturate, ed alle concessioni delle acque (le Stabiane) scadute e perse per incompetenza durante la sindacatura Cuomo, al fine di poter recuperare un patrimonio aziendale costituito non solo dagli immobili, ma anche e soprattutto da maestranze competenti e professionali che sono stati, letteralmente, massacrati dalla mala politica “sinistrense” stabiese.
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