(di Red) – Nonostante le reiterate richieste dell’amministrazione di Castellammare di Stabia, malgrado gli impegni assunti dai vertici dell’azienda nel corso dei molteplici confronti sostenuti con i sindacati e l’Amministrazione comunale, benché durante lo svolgimento del Consiglio Comunale stabiese e del Consiglio Regionale della Campania, questa dirigenza, abbia espresso la precisa volontà di investire risorse per rilanciare lo storico e qualificato cantiere stabiese; ecco che in questo nefasto mese di settembre, per la cantieristica stabiese, sono emerse in toto tutte le contraddizioni e le bugie di una commedia, dai risvolti drammatici per la nostra città, messe in campo dai vertici aziendali di un’azienda a partecipazione statale che penalizzano pesantemente il futuro industriale dello storico insediamento borbonico. Infatti, secondo quanto filtra dagli ambienti aziendali, sembrerebbe che su di una commessa di ben dodici navi, da costruire per un imprenditore privato, destinate inizialmente al cantiere di Ancona siano state estrapolate ben tre commesse destinandone due a Tulcea (Romania) ed una a Palermo, mentre nelle more sembra sia stato consumato lo “scippo” della gemella di nave Trieste destinandola magicamente al cantiere di La Spezia. Che fine hanno fatto i 40 milioni di euro che, facendoli intravedere a mò di bruscolini, l’A.D. Boni paventava nella disponibilità di investire a Castellammare? E che fine hanno fatto quei milioni di euro che Di Maio annunciava, a sostegno dello stesso progetto, in quella fatidica mattinata del fastoso Varo della Trieste? Allora erano davvero tutte palle, così come chiosava il governatore campano? Ma quale operazione politica si cela dietro tutte queste notizie che filtrano, almeno per quel che appare, ad orologeria? Sarà che in tutta questa vicenda ci sia lo zampino della nuova, nonché inedita, alleanza di governo e che il PD campano, volendo incidere strumentalmente per le regionali ormai alle porte, abbia deciso di intervenire successivamente, si prevede nel prossimo mese di gennaio, a seguito della caciara che sicuramente sarà messa in campo dai lavoratori in uscita dal processo produttivo locale? Tutto ciò non ci meraviglierebbe, in quanto non sarebbe la prima volta che accade, allorquando un deciso intervento ministeriale esercitato con opportuna tempistica, comporterebbe un sicuro recupero di una gran fetta di elettorato del settore che, in questi ultimi anni, aveva temporaneamente lasciato il partito “Zingarettiano”. Nel mentre, in questa delicata situazione, si discute nell’alveo della maggioranza a sostegno di Cimmino tutte le possibili iniziative da intraprendere ancora al fine di tutelare il lavoro, ed i lavoratori, dello storico insediamento cantieristico del Paese.

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