(Red) – Appena qualche giorno fa Armando Cesaro, ex capogruppo degli azzurri in consiglio regionale, “figlio d’arte” oltre che naturale del senatore Luigi, dopo essere stato costretto a rinunciare alla sua candidatura alle consultazioni elettorali del 20 e 21 settembre u.s., ha ripreso a parlare con la stampa dopo un lungo periodo sabbatico, durato circa due mesi, periodo durante il quale si è esercitato a lanciare solo provocazioni puerili e sterili attraverso messaggi, comparendo in felpa, sul suo profilo social. La politica? Eh già, quella ha continuato comunque a farla, anche se sottotraccia, mantenendo rapporti, intessendo trame ed azioni sui territori finalizzati ad allargare la base dei consensi per la cordata interna di cui è in ogni caso leader indiscusso. Nel corso di questo programmato incontro con i giornalisti ha puntato decisamente il dito sulle divisioni interne del partito del Cavaliere senza mai spiegare le reali ragioni della sua rinuncia a candidarsi, diramata attraverso un comunicato stampa del 29 giugno 2020, salvo poi ripensarci nei primi giorni di agosto, iniziando una polemica a tutto campo, nel becero tentativo di infangare altri candidati al fine di indebolire ulteriormente la lista di Forza Italia. Dopo il risultato elettorale delle ultime regionali, che ha trasformato F.I. in un partito con percentuale di una sola cifra e, anche se per una manciata di voti, dietro ai partiti della Lega e della Meloni con appena il 5,2% dei voti validi espressi dall’elettorato, il “Cesaroncino” lancia un appello all’unità del partito dopo la riconferma di DeSiano, arrivata in settimana dal Cavaliere, nel goffo tentativo di avviare una ricucitura interna con le altre componenti al fine di continuare a rimanere in auge per decidere, dopo aver determinato la fuga dal partito delle migliori personalità e risorse professionali, chi dovrebbe essere il candidato Sindaco del centrodestra per le comunali della città di Napoli. Alla strumentale proposta di chi ha pensato per anni a distruggere l’unità politica interna dei forzisti, non si è fatta attendere la risposta dell’eurodeputato Fulvio Martusciello riferendosi al rampollo di “casa Cesaro” che ha chiosato: “Andava espulso dalla vita sociale del partito, in quanto le condizioni imprescindibili del rinnovamento voluto da Silvio Berlusconi dovrebbero essere rappresentate dalla meritocrazia, militanza e liste pulite”, la sintesi di un pensiero che la dice tutta sulla necessità di rinnovare un partito che ha il dovere di ritrovare il rapporto con il territorio propugnandone le esigenze attraverso scelte condivise e facendo funzionare democraticamente gli organi che, possibilmente rappresentino lo spaccato del territorio, in sinergia con le esigenze dell’elettorato al quale bisogna assomigliare sempre di più. Secondo Martusciello bisogna avviare le condizioni per rivoluzionare un partito che, per troppi anni si è barricato nelle stanze del potere, ha bisogno di ritrovare il dialogo con la gente, e che abbia la capacità di ascoltarne le istanze e, rielaborandole alla luce di un articolato confronto interno, articolare proposte e progetti miranti a costruire una società a misura d’uomo capace di dare risposte reali nell’interesse dell’intera comunità. E’ arrivato il momento di dire basta alle scelte autoreferenziali – conclude l’europarlamentare – e pertanto bisogna aprirsi all’esterno per consentire l’ingresso nel partito di gente realmente radicata sul territorio, basta con la politica del privilegiare gli amici e gli amici degli amici. Non può esserci essenza di pace senza la guerra, e indubbiamente non può esserci pace senza la giustizia.
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