(Carcar) – Nel mese di ottobre 2015 i lavoratori termali avviarono un contenzioso con la Sint e si pensava, considerata la materia molto ostica, di riuscire a strappare una sentenza almeno per la fine dell’anno 2017. Ed a dire il vero, durante lo svolgimento delle udienze, emergeva sempre più compiutamente la volontà del giudice, titolare del procedimento, di addivenire quanto prima a poter essere messo nelle condizioni di andare a sentenza. Anche lo svolgimento del procedimento lasciava trapelare la convinta volontà di capire bene il problema in ogni sua piccola sfaccettatura. E come da copione, con i lavoratori e la controparte pronti a conoscere l’esito della controversia, arriva puntuale il periodo natalizio del 2017. Sembrava tutto pronto e le parti, con la tensione alle stelle, in spasmodica attesa, ma ecco che si avvia uno strano balletto di rinvii e ripensamenti, di date inopportunamente ripiombanti nel periodo elettorale e, forse, per evitare eventuali ricadute e/o uno strumentale utilizzo della sentenza dalle “parti politiche” in competizione, ecco che viene finalmente fissata una data, quella del 18 luglio p.v., che dovrebbe dar luogo all’agognata sentenza del giudice del lavoro. Nel frattempo, caso molto eccentrico, partono altri contenziosi, il tema sempre attinente a quello delle Terme e della Sint e, guardacaso, anche questi procedimenti, di cui ben due davanti al Tar ed un altro per contenzioso civile, tra mancati pronunciamenti, e giochi di “melina giudiziaria”, vengono sapientemente fatti traslare nel “post elezioni”, e qualche magistrato non ha omesso, addirittura, di nascondere che per poter pronunciarsi resta in attesa che la politica, ossia la nuova amministrazione, si esprima sulla vicenda per poter pronunciarsi ed arrivare a sentenziare. Una domanda nasce spontanea a questo punto: ”Ma questi giudici, che ben conoscono i tempi ed i limiti della politica, non dovrebbero esprimersi al netto di quello che potrebbe essere il parere della politica che, per poterlo esprimere appieno, avrebbe bisogno di tempo per poter comprendere le complicate questioni di cui in epigrafe? E se la magistratura ci ha impiegato tanto tempo per poter comprendere le questioni in contenzioso, per quale motivo pretende che sia la politica, che ancora non si è insediata, ad cavare le castagne dal fuoco?” Questi sono gli effetti del “Belpaese” che ricadono sul cittadino, dove chi dovrebbe decidere per competenza non decide, e chi potrebbe supportarli nella decisione si rifugia nella motivazione che chi dovrebbe decidere non decide ed attende, nella speranza che lo faccia, che decida quanto prima. E nel frattempo? Tutti incartati nell’attesa di una decisione che, un giorno o l’altro, qualcuno pure dovrà assumere!  

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