(di Red) – Un incontro dibattito aperto al pubblico, organizzato da La Nuova Medusa associazione editrice di Stabiapolis, sul tema che, da almeno sessant’anni, è oggetto del dibattito politico nella ex città delle acque. Oggi più che mai attuale si ripresenta questa dicotomia che, nel corso dell’ultimo mezzo secolo, ha creato divisioni e anche scontri già dalla fine degli anni cinquanta. All’epoca, il vecchio PCI, era contrario agli espropri del Solaro e, creando non pochi problemi, spalleggiava la sommossa che sollevarono i proprietari dei fondi, e tanto accadde fino al giorno in cui, in compagnia dell’allora Ministro dell’industria Silvio Gava, venne a ad inaugurare il complesso del Solaro il Presidente della Repubblica di allora, l’on Antonio Segni. Ed ancora sono vividi nella memoria, di quelli più avanti negli anni, il lancio di uova e pietre che furono lanciate lungo il percorso del corteo presidenziale. Questo la dice lunga e rappresenta, per i cittadini stabiesi, la premessa fondamentale della modalità con la quale questo partito politico ha da sempre affrontato il tema turistico-termale sin dagli albori della nascita dello stabilimento Termale del Solaro, un’azienda che negli anni, in forza del consenso popolare, si sono poi ritrovati a governare con la cultura e la mentalità di riversare, consapevolmente, sulle spalle dei cittadini le passività di bilancio solo per la necessità di creare quelle sacche di clientele attraverso le quali, per decenni, hanno alimentato il loro consenso elettorale. Una gestione politica e amministrativa che ha fortemente inciso sull’approvazione del piano regolatore (Bequinot) e l’applicazione restrittiva della Legge Galasso. La ciliegina sulla torta è stata poi sistemata, negli anni successivi, attraverso l’approvazione della legge regionale 35/87 che ha, definitivamente, affossato le possibilità di sviluppo e crescita della città con l’allargamento del perimetro cittadino fino ai propri confini geografici, con un adeguamento al PUT che provvedeva ad ingessare letteralmente la città creando una serie di standard saturi in una città che oggi, per carenza di requisiti, si ritrova fuori dal circuito turistico e culturale della regione Campania. Lo scempio è continuato, al punto che a Castellammare non ha mai sfondato l’industria anzi, con il fallimento dell’apparato industriale di via De Gasperi, è precipitata in una crisi profonda con la repentina chiusura di Avis, Meridbulloni etc., mentre non è mai decollato il turismo con la perdita, in quasi 9 anni, di circa 500 posti letto nel sistema ricettivo alberghiero(da 1.600 nel 2010 a 1054 nel 2017) con il poderoso contributo di chi ha concesso il parere positivo ai cambi di “destinazione d’uso”, richiesti ed ottenuti per passare dal ricettivo ad altri usi, ad alcuni imprenditori amici degli amici. L’incontro-dibattito, svoltosi al salone Viviani, non è stato un incontro di partito, anzi tutt’altro, è stato un incontro che aveva il solo fine di stimolare il dibattito su di un tema molto ostico, attuale e, oggi più che mai, importante ai fini della redazione del PUC (piano urbanistico comunale) che ha bisogno del contributo di tutte le parti politiche e sociali di Castellammare, dei tecnici e dei cittadini per ridisegnare una città diversa, una città vivibile e capace di tutelare e soddisfare le esigenze di sviluppo per le imprese ed occupazionali per i tanti giovani che, ogni anno, si affacciano sul mondo del lavoro in cerca di prima occupazione al fine di evitare che possano scappare via dalla loro città natia. Cosa bisogna fare per cambiare registro? Promuovere questi momenti di confronto e dibattito veramente necessari, ed indispensabili, per costruire una nuova città che possa guardare al futuro in maniera diversa, nella speranza di riuscire a diventare i veri protagonisti di un cambiamento inevitabile ed ormai non più procrastinabile.
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