(Aldin) – Il ritiro delle forze americane e dei contingenti alleati dall’Afghanistan, seppur previsto dagli accordi di Doha, ha provocato tensioni e generato scene apocalittiche tra la popolazione che tenta disperatamente di mettersi in salvo con ogni mezzo, stante il conseguente e repentino “libero accesso” di cui hanno usufruito le forze talebane nel riprendere il controllo del paese. Scene che mai avremmo creduto di poter rivedere si sono purtroppo ripresentate ai nostri occhi. Dopo venti anni ciò che si paventava da tempo è avvenuto. In sostanza si tratta di una cronaca di un ritiro annunciato anche se in pochi si aspettavano una modalità del tutto inadeguata e un così celere rompete le righe. Eppure le sole forze afghane contavano circa duecentomila unità a fronte di solo sessantamila talebani. Ma ahinoi, a volte la concretezza delle forze in campo è tutta da verificare in talune circostanze e proprio in presenza di fattori determinanti, il più delle volte si sgretola dando luogo ad improbabili ed inaspettati esiti. Ogni riferimento a fatti avvenuti nella nostra splendida penisola non è puramente casuale. Ma tralasciando i corsi e i ricorsi storici, facciamo una semplice premessa che è la seguente : nulla avviene per caso. Per comprendere ciò che è veramente avvenuto bisogna fare un passo indietro. L’ Afghanistan era diventato da tempo un problema per gli americani e i loro contingenti alleati dopo venti anni e grandissime risorse impiegate avevano previsto da tempo di essere sostituiti nel controllo del paese. Ma gli scenari cambiano, che stia cambiando lo scacchiere geopolitico di questa parte di mondo e che sia cambiata la strategia americana è facile intuirlo. L’ Afghanistan è sempre stato considerato una sorta di patata bollente, ma cosa cambierà con il ritorno delle truppe talebane in questi territori? Che sia ora la Cina a doversi preoccupare di avere un vicino scomodo è la prima cosa che salta all’occhio. Si aggiungano poi i buoni rapporti che intercorrono tra India e Stati Uniti, senza dimenticare il ruolo del Pakistan, potenza militare di tutto rispetto e nemico giurato dell’India ed ecco delinearsi un nuovo scacchiere geopolitico internazionale dove si andrà a giocare la prossima partita . Questa mossa politica è sicuramente da considerarsi una strategia in funzione di assetti e avvenimenti futuri che non promettono nulla di buono per la salvaguardia della pace di questi territori. Ma se questo era l’intento bisognava procedere per gradi, senza generare il caos, assicurando un progressivo anche se difficile processo di integrazione di un popolo che presenta due nature così profondamente diverse. Purtroppo siamo di fronte ad una nuova tragedia, quella di un popolo che ha il terrore di ripiombare nel medio evo, dopo che per venti anni in cui aveva conosciuto la libertà e la cultura occidentale ritornerà all’ integralismo islamico con la conseguente restrizione delle libertà e limitazione del ruolo della donna nella vita pubblica e sociale. Senza considerare gli atti di violenza gratuiti che potrebbero verificarsi in un paese ormai allo sbando, come risulta essere diventato l’Afghanistan in soli due giorni. Questo è ancora una volta un prezzo altissimo che dobbiamo pagare per gli evidenti errori di una politica internazionale del tutto inadeguata che ha preferito privilegiare altri, e molto più convenienti, interessi a quelli della salvaguardia dei diritti umani.
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