Quanto sta accadendo sul fronte della sicurezza nella terza città d’Italia e nella sua provincia, è un problema nazionale. Negli ultimi mesi, ho continuato a lanciare l’allarme, sottolineando che non bastano le manifestazioni di solidarietà, non servono a niente lo sdegno del giorno dopo e le passerelle, durante le quali si fanno i soliti proclami e le stesse promesse, che quasi mai verranno mantenute. L’ultima della serie? L’ha fatta proprio la Lamorgese, qualche giorno fa. Ha annunciato che tornerà qui, insieme al ministro all’Istruzione Bianchi, per avviare nei nostri territori un percorso di legalità rivolto ai giovani. Promessa già sentita. Il Patto Educativo era stato lanciato a fine 2021 da monsignor Battaglia. Quel patto fu sottoscritto proprio dalla Lamorgese, che si affrettò a promettere che di lì a breve si sarebbe tenuto un incontro a tre, con il vescovo di Napoli e con il ministro Bianchi, per fissare la strategia degli interventi da mettere in campo. Quell’incontro non c’è mai stato.
La lotta alla criminalità, ad ogni livello, nonostante l’impegno massimo profuso da forze dell’ordine e magistratura, a Napoli e in Campania si continua a fare con le promesse e i proclami. Gli unici fatti in materia di sicurezza sono arrivati grazie alla Lega – Salvini Premier, all’azione e alla battaglia condotta da Matteo Salvini e dal sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, con la dotazione dei taser anche alle forze di polizia che operano nei nostri territori. Azione ed impegno che prosegue senza sosta e che presto porterà all’arrivo di unità aggiuntive di forze dell’ordine nella terza città d’Italia. A dimostrazione che il Nostro Posto non ha bisogno di chiacchiere ma di interventi, di una rete di videosorveglianza che, a Napoli, fa registrare ancora il 25% di telecamere non funzionanti, per di più nei quartieri in cui è forte la presenza dei clan.
I cittadini sono stanchi delle passerelle e delle luci intermittenti accese sulla sicurezza. Spente le luci ritorna il buio, dopo lo sdegno il silenzio, dopo la solidarietà urlata, la solitudine di chi è costretto a lottare da solo. Capita sempre così, come nel caso delle intimidazioni a don Patriciello. Capiterà ancora se non si lascerà la strada delle parole per quella dei fatti, se non si comincerà ad agire per far sentire realmente l’autorevolezza e la presenza dello Stato. È questa l’unica cura contro i clan, specie dove le amministrazioni locali latitano, come è avvenuto finora qui, a causa delle pesanti responsabilità delle sinistre. Su questo Lamorgese mediti a fondo, prima di programmare l’ennesima comparsata napoletana.
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