(di Giovanni Storti) – È stata una giornata lunga, lunghissima, quella di ieri durante la quale c’erano da capire motivazioni e retroscena che hanno fatto sì che il terzo sindaco in 8 anni fosse mandato a casa prima della fine naturale dell’amministrazione comunale. La giornata si è aperta con i componenti dell’opposizione politica consiliare che si sono difesi dall’accusa di essere dei “traditori”, insensata proprio perché proprio loro in Antonio Pannullo non avevano mai avuto fiducia. Ma lo avevano sostenuto nel momento in cui l’allora sindaco aveva parlato di pressioni subite dalla criminalità su alcuni temi.

“Volevamo sfiduciare in aula ma non ci hanno mai dato la possibilità di confrontarci. – hanno tuonato i consiglieri di minoranza – Forse avremmo capito meglio anche le motivazioni che hanno spinto i sei di Area Civica a dimettersi. In questi mesi abbiamo fatto il nostro, collaborando con le altre forze politiche per il bene della città. Ma la maggioranza era troppo preoccupata a gestire i numeri”.

“Mi auguro, ma non ne sono sicuro, che il sindaco abbia governato almeno un giorno in questi due anni di amministrazione. – ha dichiarato il leader dell’opposizione di centrodestra Gaetano Cimmino, ex candidato sindaco che ha perso al ballottaggio 2 anni fa proprio contro Pannullo – Sono stati i suoi stessi elettori a sfiduciarlo, non può nascondersi dietro i poteri forti, la camorra. Non abbiamo assunto alcun atteggiamento di opposizione preventiva, bensì siamo stati capaci come opposizione di mettere in campo iniziative sui fronti occupazionale, urbanistico, legale, provvedimenti prontamente bocciati senza discussione, senza alcun confronto. Noi parliamo del fallimento politico e del fatto che questa sfiducia si differenzia dalle altre perché è effettivamente nata dal basso, dalla delusione dei cittadini verso questo modo assurdo di amministrare la città. –

“E’ un dato di fatto che dopo l’addio di Andrea Di Martino si è perso l’equilibrio nella squadra di Pannullo. – hanno continuato dall’opposizione – Non condividiamo quindi il termine traditori che una parte della stampa ci ha identificato. Il fallimento è solamente politico anche perché ieri sera (due sere fa per chi legge, ndr) dal notaio, era presente anche il vicesindaco Daniele Pesenti”.

Proprio Pesenti è stato il protagonista del successivo appuntamento politico della giornata. L’ex vicesindaco non le ha mandate a dire all’ormai ex capo della sua amministrazione: “Mi sorprendo di come Pannullo parli di legalità. Gli piace riempirsi la bocca con quella parola ma sa benissimo che ci sono atti in Comune che dicono esattamente il contrario. Lui poteva intervenire ma ha preferito stare zitto, come se lui non fosse il sindaco. Bisogna considerare, inoltre, che c’è un consigliere comunale del Pd che a Palazzo Farnese ha rotto sedie e tavoli imponendo il proprio volere ai dirigenti. Ma nessuno è mai intervenuto per difenderli. E’ incredibile che parli di consiglieri vicino alla camorra. Faccia nomi e cognomi”.

In questo caso è intervenuto anche Antonio Alfano, balzato alle cronache per un piccolo record: le sue firme si trovano sotto tutte le sfiducie che hanno caratterizzato in questi anni la Castellammare politica: “Siamo stati maltrattati dal sindaco Pannullo. Non abbiamo mai potuto manifestare i nostri diritti democratici perchè venivamo calpestati. Ci hanno tratto come dei mentecatti e non potevamo più accettarlo. E’ giusto chiarire un dato: noi non abbiamo sfiduciato il sindaco per un post su Facebook di Casimiro Donnarumma ma solamente per altre ragioni. Non c’era dialogo con lui e si privilegiava solamente il Partito Democratico. Noi non potevamo accettarlo”.

La giornata è finita con Pannullo al Supercinema. È apparso sereno, forse un tantino stanco, ma ha già annunciato la sua ricandidatura. Un’avventura quella appena conclusa cominciata male (vittoria a parte) e terminata peggio. “Mi pento solo di aver accettato l’incarico, – ha spiegato Pannullo – nel marzo del 2016, quando le liste erano state già fatte. Nonostante tutto, sono pronto a ricandidarmi.  I consiglieri? Sapevo che potevano comportarsi in questo modo. Sapete perché sono andati dal notaio e non hanno sfiduciato in aula? Perché non sanno come si fa. Non hanno mai preso la parola e sono stati sempre in silenzio. Solo Alfano ci provava ma non ci riusciva molto bene. Sono stati pilotati da un’ameba della politica che ha fatto di tutto per raggiungere il suo obiettivo. Ma è pur sempre la stessa persona che da Sottosegretario degli Interni non è mai riuscito a fare una lista ed ora è la terza scelta di Forza Italia. La sua presenza ieri dal notaio la dice lunga”. Il riferimento, ovviamente, è a Nello Di Nardo considerato il “pilota” della sfiducia. Sarà un testa a testa alle prossime elezioni?

Castellammare di Stabia lì 07 febbraio 2018








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