Nell’anno delle commemorazioni per la fine del primo conflitto mondiale, lo spettacolo “Il Fiore che ti mando l’ho baciato”, secondo appuntamento della stagione teatrale “Enzo Sarno” in programma sabato 24 novembre alle 20.45 presso l’auditorium “L’Incontro” a Maiori, rappresenta un’occasione per comprendere come le conseguenze della guerra siano state devastanti non solo per i soldati, ma anche per i civili. In questo caso per una povera donna che oltre alle pene legate alla condizione dell’amato, dovrà sopportare anche l’odio ed il disprezzo dei genitori quando scopriranno la sua gravidanza.
Ispirato al carteggio tra Stamura Segarioli, maestra elementare e l’ufficiale medico Francesco Fusco per la regia di Antonio Grimaldi, “Il Fiore che ti mando l’ho baciato” racconta di un’intensa storia d’amore ambientata nel periodo della Prima Guerra Mondiale attraverso un carteggio risalente agli anni 1913-1915. In scena Anna Rita Vitolo, che il 27 novembre sarà sugli schermi di Rai 1, dove interpreterà la madre di una delle protagoniste (Elena) nella serie evento “L’amica geniale”, tratta dal romanzo di Elena Ferrante.
“Conoscevo di persona Enzo Sarno con cui ho collaborato in occasione di una delle edizioni del Gusta Minori” dice Anna Rita Vitolo. “Era una persona davvero speciale e sono felice di esibirmi a Maiori in una rassegna a lui dedicata. Questo è uno spettacolo a cui tengo moltissimo, nato tre anni fa grazie al lavoro sinergico con il Centro Studi sul teatro Meridionale presieduto dalla docente universitaria Antonia Lezza. Proprio lei aveva ricevuto il carteggio dagli eredi della coppia protagonista della vicenda”. Grande la mole di lavoro necessaria a sistemare la quantità di lettere e a selezionare quelle che sono diventate poi l’ossatura della rappresentazione.
“Si tratta di una storia che travalica i confini del basso Lazio e della provincia di Caserta, terra natale della coppia, e racconta la vicenda di una donna costretta ad affrontare sofferenze enormi a causa della guerra che le strappa via la persona amata. E la costringe a subire il ripudio e il disprezzo dei genitori in seguito alla scoperta di una gravidanza colpevole, perché giunta in assenza di matrimonio”. Un’amara riflessione sulla condizione di sottomissione della figura femminile che, purtroppo, offre spunti ancora attuali.
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