(Redazionale) – Parlare di lavoro, ricercare un lavoro, lavorare, sono tutte questioni particolarmente rilevanti e sentite da tutti. Lavorare è l’unico mezzo di sostentamento legale per le famiglie, e non a caso è contemplato e tutelato da precisi dettami costituzionali.
Le scelte perseguite in questi ultimi anni, da parte di una certa politica, hanno compresso la società moderna in due grandi blocchi, lavoratori e disoccupati.
Questa divisione, a sua volta ha compresso le classi sociali, in benestanti e poveri.
Nel mezzo di questo guazzabuglio sociale, vi sono milioni di persone che il lavoro lo hanno perso, in nome della globalizzazione, competitività, tassazione sfavorevole e via discorrendo, evoluzione che ha costretto molte aziende a trasferirsi all’estero, lasciando in Italia solo ed esclusivamente desolazione sociale.
Questo quadro generale, rapportato alla Nostra Regione che ha sempre avuto la disoccupazione come macigno sociale, ha prodotto numerosi ed ulteriori poveri, tanto a causa di fallimenti, chiusure aziendali, politiche industriali poco inclini a comprendere che non tutti possono essere iper specializzati, ma che esistono anche moltissime persone con un livello istruzione o professionale di un certo tipo.
In questi ultimi tempi, si è parlato molto di politiche attive, volte a far tornare nel mondo del lavoro chiunque ne sia stato espulso a vario titolo.
Ricollocami, Apu, Garanzia Giovani, Garanzia Over e via discorrendo rappresentano, al momento, solo forme di un ipotetico aiuto e/o supporto, ma nella realtà, il quotidiano, il panorama dei potenziali fruitori non ha ricevuto quei vantaggi tanto decantati.
Infatti, in via generale, i corsi propedeutici al rientro potenziale nel mondo del lavoro non tengono conto delle tipologie di professionalità espulse dal ciclo produttivo, anzi, vi è una moltitudine di corsi per operatori ambientali, elettricisti, meccanici, termo idraulico, che non sono in linea con gli studi condotti dagli espulsi, oppure non sono attinenti ai percorsi lavorativi degli stessi lavoratori espulsi dal ciclo produttivo, per non parlare poi di settori turistici, termali, che non sono per nulla considerati.
Viceversa, le forme di tirocinio previste, rappresentano, in molte occasioni, una scorciatoia legale per chi le utilizza, insomma per disporre di mano d’opera a costo zero perché tanto paga la Regione Campania, senza alcuna opportunità lavorativa postuma, nonostante gli incentivi previsti. Il tutto si racchiude in una catena di montaggio dove entrano ed escono i disoccupati, senza alcuna speranza di reinserimento.
Non parliamo poi degli uffici di Collocamento che, al netto delle competenze, non sono per nulla messi nella condizioni di promuovere ricerca attiva e ricollocazione degli espulsi dal mondo del lavoro, in quanto risultano scollegati dalle dinamiche che, guardacaso, coinvolgono a tutto tondo i collocamenti privati.
La Città di Castellammare di Stabia è divenuta, in questi ultimi tempi, una polveriera sociale, dove fallimenti, chiusure aziendali, crisi economica, mordono quotidianamente migliaia di famiglie, coinvolgendo anche l’intero comprensorio in questa inquietante spirale depressiva.
Ogni singolo cittadino che si rivolge alle istituzioni locali, visto il quadro generale delineato, trova nella nostra Città un ulteriore ostacolo, l’inefficienza della politica locale e dei suoi assessori.
Emblematica è la posizione dell’Assessore al Lavoro stabiese, impalpabile, assente, sulla tematica, a dimostrazione che non risultano iniziative, proposte, progetti, che vedano il Suo assessorato promotore di attività volte ad alleviare i problemi dei tanti espulsi dal mondo del lavoro.
Lavorare non può essere, ancora oggi, un privilegio per pochi, ma deve essere un diritto per ognuno, ma non possiamo continuare ad illuderci, non prendendo coscienza che l’economia cittadina, il bilancio comunale, non potranno mai risollevarsi, se tutti insieme continuiamo a far finta che tutto va bene.
Lavoro, lavoro, lavoro, oggi più che mai deve essere l’obiettivo primario, e l’illegalità con la camorra si combattono anche e soprattutto con il lavoro, non bastano solo i proclami e gli slogan per sconfiggere un nemico molto ben attrezzato e radicato sul territorio.
Castellammare di Stabia lì 03 febbraio 2018
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