(di Red) Buongiorno a tutti, grazie Presidente, Signor Sindaco, onorevoli consiglieri comunali, la mia presenza in questo consiglio comunale tra autorevoli ed illustri relatori, nonché esperti in materia, potrebbe rappresentare un’intrusione poco opportuna, ma che a questo punto ritengo necessaria. Sono una ex dipendente della fallita società Terme di Stabia, costretta a diventare casalinga e derubata anche dell’opportunità di poter godere di ammortizzatori sociali, almeno fino al 24 giugno u.s., giorno in cui ho scoperto di essere diventata Consigliera Comunale, e pertanto un “politico per caso”, alla luce della elezione di Gaetano Cimmino a Sindaco della città in seguito alla vittoria della coalizione che lo aveva sostenuto. Tengo a sottolineare che la mia presenza, in questo contesto, va interpretata nel ruolo di quello di EX LAVORATORE di quelle che furono le Terme di Stabia, ed anche la mia presenza all’interno del contesto di questa assise comunale va letta, solo ed esclusivamente, come l’esigenza di porre la “Questione Termale” al centro dello stesso Consiglio Comunale, tanto, al fine di poter affrontare con l’apporto di tutte le forze politiche della città, la problematica del Termalismo e del Turismo Termale in maniera vincolante e, mi auguro, risolutiva nell’interesse della stessa città e dei lavoratori tutti. Lo STUPRO e la MORTE del Termalismo stabiese, ed il MAI decollato Turismo Termale pongono oggi, al centro del confronto politico, la necessità di RESUSCITARE il TERMALISMO vero, quello che crea lavoro e Pil per la città e benessere per l’UTENZA, oltre che a rimuovere tutti quei benedetti ed inutili Vincoli URBANISTICI AMBIENTALI che hanno determinato, dal 1994 ad oggi, un “tappo” non indifferente allo sviluppo TURISTICO della città che, non sono sicuramente io a scoprirlo, avrebbe tutte le caratteristiche necessarie per poter diventare mèta di riferimento ed attrattiva principe nel bel mezzo del golfo di Napoli, posizione strategica fondamentale e molto invidiata. Oggi ci ritroviamo in questa sede, deputata per eccellenza a trattare la tematica Sint, a confrontarci sulle modalità attraverso le quali affrontare il tema di salvare – come si suol dire – “Capra e Cavoli” , ossìa di preservare non solo l’immenso patrimonio immobiliare di Sint ma anche e soprattutto con lo sguardo, e l’attenzione necessaria, rivolto a salvaguardare anche il patrimonio aziendale costituito dalle maestranze che, per quanto concerne il termalismo, rappresentano il top dal punto di vista professionale e lavorativo.
La storia di Sint è quella di una società che, fino al 1995, era una partecipata di cui il comune deteneva il 49% delle azioni, mentre il restante 51% era detenuto dalla società Ex Eagat, una società riconducibile al ministero del Tesoro. E fu in quel periodo che, a seguito della decisione del governo di eliminare queste partecipazioni, passarono all’Iri le 13 societa’ termali dell’ex Eagat. Il Ministero del Tesoro, infatti, affidò all’istituto presieduto allora da Michele Tedeschi la gestione delle 13 societa’ termali, con l’obiettivo finale della vendita. In quel tempo, nella nostra città, governava la sinistra stabiese con a capo il sindaco Polito, il quale pur di evitare che il 51% della Sint fosse acquisito dalla regione Campania(così come accadde per le Terme di Agnano), con il supporto della sua coalizione, decise di acquisire al patrimonio comunale quelle quote nell’anno 1997.
Più che per amore di tutelare il patrimonio immobiliare ed aziendale del Solaro, questa operazione, all’epoca, fu letta solo come un dispetto al governatore regionale, Rastrelli, in quanto rappresentante del centrodestra che aveva già acquisito al patrimonio regionale le Terme di Agnano. Il motivo per il quale oggi ci ritroviamo in questa sala è da ricondurre esattamente, ed esclusivamente, a questa operazione. Una operazione che Polito avviò in quel tempo attraverso un debito contratto con il Ministero del Tesoro che, passata attraverso la “famosa lettera di Patronage” della giunta Vozza(sempre di centrosinistra), arrivò al capolinea nel 2006 con il mutuo contratto da Sint con Mps.
Un mutuo che servì a saldare il debito con il ministero dell’economia. Invero, fu contratto al solo scopo di concretizzare un investimento che, a quanto rientra nelle mie limitate conoscenze in materia finanziaria, non appare che sia stato un atto formalmente perfetto e fattibile se mirato, così come accadde, ad estinguere un debito contratto al solo fine di acquisire azione societarie della stessa partecipata. Già tanto la dice lunga sul modo di governare che, questo centrosinistra stabiese, ha sfoggiato quasi ininterrottamente dal 1992 fino al 6 febbraio 2018, tranne la brevissima parentesi dei disastri di Bobbio, mandato a casa tra l’altro da una parte del centrodestra che aveva constatato la sua smisurata incapacità gestionale, rivelatasi tale anche attraverso gli interminabili esiti giudiziari ad essa legati, visto che risultava tristemente appiattita sulle scia delle amministrazioni precedenti.
Poi la nomina di Biagio Vanacore, correva l’otto di agosto del 2013, una nomina fortemente voluta da Nicola Cuomo (colui che dichiarò in campagna elettorale che non avrebbe mai, e poi mai, chiuso le Terme aperte dal nonno e che appena qualche mese dopo non esitò neanche un attimo a dichiarare l’azienda in liquidazione). Quella di Vanacore, durata ben cinque anni, si è rivelata una gestione della partecipata mirante a tutelare esclusivamente interessi di “cordata” che, secondo quanto va emergendo, poco avevano a che fare con gli interessi della città e dei cittadini stabiesi. E nel corso della sindacatura Cuomo registrammo la bocciatura della proposta “concordataria” che fu definita “Non fattibile giuridicamente” dal giudice delegato alla fallimentare. Il motivo? Subito! Una proposta elaborata, all’epoca ci raccontavano a zero euro, con incommensurabile sufficienza condita di chiacchiere e distintivi multicolorati ma che, secondo il giudice, mancava della fattibilità giuridica, ossia delle risorse minime necessarie per poter accedere alla procedura concordataria, salvo poi per quest’ultima costituire, in sede di “insinuazione al passivo”, un efficace passe-partout per lo stesso Ostieri che in allegra compagnia di Tarzia, De Fusco e Perillo, oltre che di Giugliano cognato, nonché Capostaff, dell’ex sindaco Cuomo, riuscivano ad ottenere il riconoscimento di questo presunto credito professionale addirittura in pre-deduzione, mentre i lavoratori di Terme continuano a restare al palo, con circa 2 milioni di credito maturato attraverso stipendi non percepiti, con la qualifica di creditori privilegiati.
Basterebbe dare una scorsa alla miriade di consulenze dispensate, senza parsimonia, agli amici degli amici, per non parlare poi dell’affidamento dell’incarico, relativo alla procedura di dialogo competitivo per l’affidamento a soggetti privati della gestione e valorizzazione dei beni immobiliari, ad un Advisor la cui offerta, secondo quanto ci è dato di conoscere, risultava poco competitiva rispetto ad una offerta prodotta da un Ati con riferimento sul territorio, e tra l’altro comprendente nell’ipotesi di piano industriale anche il reinserimento nel ciclo produttivo dei lavoratori ex terme licenziati a luglio 2015. Una governance molto discussa, e che a voler definire “birichina” la sua gestione rappresenta sicuramente un eufemismo, basterebbe semplicemente far riferimento al Bando Apu(destinato agli ex lavoratori Termali) pubblicato nel mese di ottobre 2017, ed indetto dalla Sint per promuovere attività di pubblica utilità che sarebbero andate ad espletarsi in lavori di giardinaggio, di emergenza e di varia natura in occasione di manifestazioni all’interno delle Nuove ed Antiche Terme. Almeno 100 domande per 65 posti che avrebbero dunque aperte le porte a tanti ex percettori di ammortizzatori sociali scaduti tra il 2014 e il 2017 e privi ora, come allora, di sostegno al reddito.
Di questo bando più nessuna traccia e mai nessuna risposta è arrivata da Vanacore nè dalla Sint, se considerate, che io stessa per capirci qualcosa, ho dovuto produrre un accesso agli atti ed una interrogazione mirata per tentare di far luce sulle ragioni che hanno determinato questo ennesimo fallimento della Sint. Immaginiamo che solo per la costituzione in giudizio, a seguito di un procedimento intentato dai lavoratori ex terme, e per seguire questo contenzioso, è stata pagata ad un noto studio salernitano una somma che si aggira sui 120.000 euro circa, praticamente il costo di un appartamento di 60 mtq, e udite udite, solo per proporre un ricorso al Tar, avverso la decisione del Commissario Prefettizio Cupello, sono stati spesi circa 14.000 euro appena quattro mesi or sono. Insomma, questo è stato il modello attraverso il quale è stata gestita la Sint dal 1994 a tutt’oggi, un vero PALO della cuccagna che ha rappresentato, con la controllata Terme di Stabia di cui parleremo ampiamente in seguito, il modello amministrativo, nonché il pentolone clientelare, di questo smanioso centrosinistra stabiese, motivo per cui, la nostra mission è quella di evitare che questo patrimonio immobiliare, tanto appetibile e nelle mire di voracissimi avvoltoi, possa finire “svalutato” nelle fauci di alcuni personaggi senza scrupoli. Ma, come se non bastasse tutto ciò e sempre per gli effetti derivanti dalla mala gestio di questo “ventennio”, potremmo ritrovarci a dover fare i conti con il ricorso promosso al tribunale delle imprese dal curatore fallimentare della fallita Terme di Stabia che, per una cifra che si aggira intorno ai 12milioni400mila euro, nel caso di soccombenza potrebbe riportare i conti del comune sull’orlo di un nuovo dissesto sollevando in tal modo, dalle responsabilità amministrative, quegli stessi amministratori nominati dalla mala politica di centrosinistra negli ultimi 24 anni.
Io sono convinta che la proposta del Commissario Liquidatore, quella di cui oggi discutiamo in aula, possa rappresentare la strada giusta per uscire da questa gravissima situazione finanziaria, e non è certamente bello, per i cittadini stabiesi, poter ascoltare attraverso gli interventi delle opposizioni che, secondo quanto in premessa sono responsabili delle conseguenze derivanti dalle loro pregresse amministrazioni della partecipata, non sarebbero disponibili a votare la variazione di bilancio per restituire gli ultimi seicentomila euro del rateo a Mps. Basti pensare che questo rateo rappresenta gli effetti della delibera 88 del 27 novembre 2017, questa la ciliegina sulla torta Sint ampiamente spolpata.
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