(di Red) – Castellammare di Stabia è una città di 66.000 abitanti circa, nata e sviluppatasi in una meravigliosa conca del golfo di Napoli in una lingua di terra che dal mare arriva fino alle falde del Faito per un estensione di circa 17 Kmq e 100 km di rete stradale. Ricchezze naturali a gogò, da una miriade di sorgenti di acque oligominerali, circa 28, che confluiscono nell’antico stabilimento termale alle naturali bellezze della perla dei Lattari, il Faito, che contestualmente alla sua strategica posizione al centro del meraviglioso golfo di Napoli rendono incomparabile, nonché inimitabile, questa magnifica città. Un lungomare da brivido, con circa sei km di costa, due porti e siti archeologici di notevole importanza, per non parlare poi del Castello a picco sul mare e della incommensurabile bellezza della Reggia di Quisisana costruita nell’era borbonica. Insomma, una città con tutti i requisiti indispensabili, e necessari, per poter aspirare a rivendicare un ruolo di primissimo piano nel panorama turistico regionale, creando in tal modo le condizioni di uno sviluppo economico ed occupazionale di alto profilo e capace di soddisfare, a nostro modesto avviso, oltre che il PIL cittadino, le esigenze lavorative di una numerosa platea di giovani giustamente desiderosi di accedere al mondo del lavoro. Ma la nostra curiosità è stata quella di tentare di capire il motivo per il quale questa città, nonostante tutte le prerogative di cui in epigrafe, ancora oggi risulta essere fuori sia dal circuito turistico che da quello culturale della regione Campania. Inoltre, sembra quantomeno stravagante che da molti anni la nostra città sia un’importante componente del Parco dei Monti Lattari, dove sembra sia capofila di un gruppo di cittadine a vocazione turistica, in rappresentanza di circa 150.000 abitanti, ed al tempo stesso partecipe nel Consorzio Costa del Vesuvio, con una densità di 450.000 abitanti, e che non riesca a diventare un importante punto di riferimento turistico sul territorio, né per quanto concerne l’Ente Parco né tantomeno nelle iniziative del consorzio di Costa del Vesuvio. E’ chiaro che, per rilanciare la “Ex Città delle Acque”, bisogna fare qualcosa in più che della semplice demagogia imperante in questi giorni, e rinfocolata da politici di mezza tacca, 0vvero bisogna incidere sulle scelte politiche che nel recentissimo passato hanno determinato questa inverosimile situazione sul nostro territorio. In primo luogo bisogna rivedere i nefasti effetti della sciagurata Legge regionale 35/87 che ha ingabbiato Castellammare in una serie di vincoli inutili ed insuperabili che hanno ingessato lo sviluppo e l’economia della perla del golfo, escludendo ogni possibilità di poter consentire ad un imprenditoria coraggiosa di poter investire risorse per aumentare la ricettività turistico-ricettiva, cristallizzando l’economia della città in un disegno spurio che oggi, con il trascorrere degli anni ed il fallimento del progetto industriale della città, si ritrova a dover ricercare una nuova identità anche alla luce del fallimento della società Terme di Stabia. Le risposte arrivate dalla politica cittadina che ha governato negli ultimi trent’anni, il centrosinistra per chi non lo sapesse, sono oggi sotto gli occhi di tutti, compresa la vergognosa evoluzione della “questione chalet” all’acqua della Madonna, una operazione di rifacimento degli chalet che, iniziata durante l’amministrazione Polito, vide la città dover subire la “naturale lievitazione” del numero degli chalet che da dodici diventarono improvvisamente diciassette e redistribuiti, con certosina sapienza, ai compagni dei compagni. La memoria corta, di alcuni addetti ai lavori, dimentica che la questione chalet entrò prepotentemente nelle prescrizioni prefettizie di maggio 2010, e che da allora a tutt’oggi si sono succedute ben due amministrazioni di centrosinistra che, guarda caso, non sono riuscite a portare a buon fine ben due bandi varati dall’Autorità Portuale e nemmeno il bando, pubblicato dalla giunta di Pannullo tra l’altro, del chiosco di via Mazzini in Villa Comunale. Chissà mai il perché. Ma quale credibilità cercano questi personaggi che, da decenni, tentano continuamente di mistificare la verità di fatti che, comunque, hanno governato e gestito anche in prima persona? Ah, saperlo!!!

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