(Redazionale) – Castellammare la nostra bellissima città sta perdendo tutto il suo fascino naturale per incuria e degrado e per giunta si ha da un po’ di tempo il timore di non poter più trascorrere qualche ora in pace con gli amici in giro di sera. E’ bello passeggiare per il lungomare o trattenersi in uno dei caratteristici locali che offrono cose appetitose e bevande e mitici gelati da gustare in allegra compagnia. Non ci importa di sembrare i soliti vecchi nostalgici del tempo che fu, ma brucia dentro la nostalgia di quando non era così. Era bello quando non dovevamo controllare la strada, pure il Corso centralissimo, di notte o perfino in orari non estremi, per non fare pericolosi incontri. Si può, di questi tempi, senza volere, offendere con il nostro comportamento uno che non aspetta altro che una qualsiasi provocazione per dare sfogo alla propria indole violenta. E parliamo di una forma di aggressività sconosciuta finora al normale cittadino, che ora è costretto a subire pesanti offese verbali e percosse e pure l’umiliazione di scoprirsi totalmente inadeguato ad affrontare simili situazioni. Ma quello che fa più male e che non è mai stato nel costume civico e morale dello stabiese e che come un brutto cancro ha invaso il corpo sociale, è la mancanza dell’ empatia profonda che avevamo con gli altri, l’autentica solidarietà con tutti. Ora la parola d’ ordine sembra essere: che tengo ‘a verè, direi un perfetto compendio dell’ attuale impegno civico del nostro concittadino tipo. Non siamo moralisti gratuiti e dichiariamo che la paura del confronto fisico impedisce anche a noi un intervento diretto, ma restare a guardare e magari scattare foto col telefonino, assistendo ad un episodio di violenta aggressione senza mai almeno chiamare il 112 è da vigliacchi. Come osiamo allora lamentarci dell’assenza delle autorità e delle forze dell’ordine preposte alla nostra sicurezza? Da anni ormai assistiamo a risse e raid punitivi, vediamo interi quartieri assediati da delinquenti e scalmanati e zitti non denunciamo la cosa all’autorità e non collaboriamo nemmeno con una semplice segnalazione. E questo ci conduce al vero problema che ci sembra più di educazione che di cultura e quindi interessa tutti. La grande assente è la famiglia, che ha perso la sinergia con la scuola: i genitori si permettono di controllare e censurare il rapporto tra il docente e l’alunno, alterando il principio fondamentale di autorità e fiducia su cui esso si basa. E in non pochi casi ricorrono addirittura all’aggressione fisica dell’insegnante che ha fatto il solo l’errore di certificare la mancanza di applicazione allo studio dell’alunno. Senza mezzi termini possiamo affermare che così si schianta ogni speranza futura di allevare un figlio educato, con una coscienza civile, insomma un perfetto buon cittadino. E allora non resta che esortare chi ancora possiede il senso di appartenere ad una comunità vera di gente che guarda compatta nella stessa direzione, di riflettere. Recuperando la coscienza che non si può essere concentrati solo sul proprio tornaconto, a poco a poco ritorneremo come prima e insieme recupereremo la nostra bellissima città. Coraggio!
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