(Carlo Carrillo) – Un Sequino, molto teso ed impaziente, rende dichiarazioni al processo intentato dagli ex lavoratori di Terme alla Sint, e risulta affetto da un violento attacco di “amnesia acuta” al punto che, nei passaggi fondamentali che egli stesso ha “curato”, non ricorda date precise né, tantomeno, circostanze che pure ha puntualmente evaso in quel tempo. Ma il dato più inquietante riguarda, considerato il suo ruolo di pubblico ufficiale, la ritrosia cronica nel dare la possibilità di poter accedere agli atti che, è conveniente ricordare, attengono circostanze svoltesi nell’esercizio di una funzione che dovrebbe essere superpartes a fronte dei contendenti in campo. Ormai la sua posizione si è ben delineata, a nostro avviso, in quanto un curatore che nega l’accesso agli atti, pur avendo ricevuto autorizzazione dal G.D., a seguito di un istanza presentata dai lavoratori, e riuscendo anche a raccontare balle sulla data della comunicazione autorizzata dal giudice, significa che, alla luce di un importante passo evangelico di Luca che recita “Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto”, la considerazione, ed il rispetto del proprio ruolo, per quest’uomo, assume una prerogativa molto vicina allo zero.
Ecco le dichiarazioni del curatore fallimentare, Sequino, rese sul capo dell’interrogatorio formale: “Io chiesi al comitato dei creditori l’autorizzazione alla restituzione del compendio aziendale delle Nuove Terme di Stabia alla società proprietaria che era la Sint spa essendo stata richiesta restituzione della stessa azienda atteso che la stessa Sint non dava alcuna possibilità al fallimento di poter far subentrare terzi nella gestione né riteneva ipotizzabile l’esercizio provvisorio da parte della stessa, ciò avviene in un periodo compreso tra fine giugno ed inizio luglio 201\5, dopo la chiusura delle procedure sindacali ed amministrative. Voglio inoltre precisare che le risposte del comitato dei creditori furono contraddittorie, in particolare quella del membro componente D’Amora Mario, in relazione al consenso richiesto al comitato dei creditori ricordo che vi furono due risposte favorevoli(alla restituzione) ed una astensione da parte del rappresentante di una società di cui in questo momento non ricordo la sua denominazione. Sempre con riferimento al consenso, del comitato dei creditori, ricordo che il membro D’amora inizialmente mi comunicò il suo consenso incondizionato, mentre successivamente mi inviò un’altra comunicazione con la quale subordinava il suo consenso al trasferimento, in uno con l’azienda, di tutti i lavoratori in servizio presso la stessa. Per cui, a questo punto, mi resi conto che non avevo più un parere favorevole in quanto vi erano una risposta favorevole di uno dei membri del comitato dei creditori(Avv. Di Donna), un’astensione e un consenso condizionato, quello del D’Amora. Pertanto, manifestandosi una condizione di inefficace funzionamento del comitato dei creditori, rimettevo la questione alla volontà del Giudice Delegato il quale, a sua volta, mi autorizzò alla restituzione. Se non erro, ciò accadeva intorno al 18-20 di luglio. Non ricordo il tenore della comunicazione,non ricordo se nella richiesta inoltrata al comitato dei creditori se faceva riferimento solo ai beni aziendali o anche all’azienda nella sua totalità, se non erro si parlava genericamente di azienda, ma in ogni caso mi riporto alla comunicazione. Non ricordo la data precisa in cui ho ottenuto il consenso di due, dei tre, componenti, ma in ogni caso vi sono le pec agli atti. Io comunicai al Giudice Delegato di aver ottenuto il consenso di due creditori su tre, dopodichè dopo aver relazionato al predetto il risultato relativo al consenso, intervenne la comunicazione del D’Amora circa il suo consenso condizionato, ed io comunicai, immediatamente, al Giudice Delegato, questa nuova circostanza. Così come comunicai allo stesso G.D. di procedere allo scioglimento del rapporto di lavoro ai sensi dell’articolo 72 della L.F.. Non ricordo la data esatta in cui comunicai al G.D. la sopravvenuta modificazione del parere del D’Amora al fine di ottenere l’autorizzazione al rilascio dell’azienda”. Sarebbe molto facile entrare nel merito di questa “amnesica” testimonianza, ma, caso raro ed anche abbastanza preoccupante, è sembrata molto stravagante la convergenza del legale del testimone apparso in totale sintonia con quello della Sint. Avremmo voluto chiedere a Sequino: “Ma l’accesso al G.D. avvenne perché c’era stata una modifica, una revoca di questo consenso, o perché il curatore, sempre Sequino, ravvisò un conflitto di interesse nella presenza di D’amora nel comitato dei creditori?” Ma, e di questo siamo certi, ci avrebbe risposto con un eloquentissimo: Non ricordo! Ah però!!!
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