(di Frank Tracchia) Gli stabiesi, e non solo loro, sembrano avere la mente alquanto corta sulla “escalation comunicativa” che da oramai decenni si è instaurata tra i malavitosi di professione, le rispettive paranze e gli “infami”, i pentiti, che continuano a svelare – in cambio di protezione e vita più agiata di quella che avrebbero sicuramente avuta in un carcere di massima sicurezza al 41 bis – scenari e segreti di clan e colletti bianchi anche a Castellammare di Stabia. Ma il tema di oggi è la mente corta: quella mente corta (e contorta) di quella corte di inetti che ricorda bene i vergognosi fatti del rione Savorito del 7 dicembre 2018 ma, che sembra aver rimosso, non rammenta gli stessi fatti del 7 dicembre 2017, quando a comandare e friggere le zeppole a palazzo Farnese c’era il Partito Democratico, il sindaco Tony Pannullo e i suoi amici diventati poi di lì a poco nemici per sempre. Lo scenario è praticamente simile, il solito messaggio contro i pentiti, i carcerati, la canzone dedicata addirittura a qualche latitante  e il fuoco inizia a “abbruciare” lo striscione tra gli applausi della stessa folla, e se la memoria è spudoratamente beffarda basterebbe rileggere la pagina di Metropolis e tutti i conti sembrano tornare. O no?

Continua.1

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