(Red) – Quella di ieri è stata la sua serata al Cral di Maricorderia, infatti ha convocato un incontro che lo ha visto protagonista davanti alla sua gente, ai suoi amici ed a tutti quelli che avevano deciso di sostenerlo e supportarlo in una campagna elettorale che lo avrebbe dovuto vedere protagonista, candidato all’assemblea regionale, in una lista civica nella quale avrebbe dovuto rappresentare la società civile a sostegno del governatore uscente, Vincenzo De Luca. Non è molto difficile intuirlo, parliamo di Nino Di Maio, ex sindacalista nazionale della Cisl difesa, che si è ritrovato, suo malgrado, coinvolto in una vicenda che, a tratti, sembra uscita da uno di quei numerosi racconti di “malapolitica” che tanta negatività hanno contribuito a costruire intorno ad “un mondo” che rappresenta esattamente, e molto semplicemente, lo spaccato sociale della moderna società civile del terzo millennio. Dopo aver percorso tutte le tappe possibili nell’organizzazione sindacale, Nino Di Maio si è ritrovato a dover ascoltare l’irresistibile canto delle “Omeriche” sirene in un tratto di mare a lui sconosciuto che lo ha prima ammaliato, poi sedotto ed infine abbandonato. La storia, secondo quello che ha serenamente raccontato nell’incontro di ieri sera, aveva visto i suoi prima albori circa un anno fa proprio quando fu convocato, insieme ad un nutrito gruppo di amici, per valutare la possibilità di individuare un candidato dell’area stabiese che, secondo la pianificazione politica del centrosinistra, avrebbe dovuto rappresentare il territorio in una lista civica quale espressione delle diverse realtà culturali, professionali e sociali dei 92 comuni del collegio napoletano. A seguito di una serie di incontri la scelta ricadde sul nome di uno stimato professionista, medico e persona per bene, che aveva avuto anche esperienza politica nel passato in qualità di consigliere comunale in quel di Palazzo Farnese. E mentre ci si avviava a riscaldare i motori in preparazione al voto che, in quel tempo, era previsto per la primavera inoltrata, scoppia la crisi contagiosa del Covid19 che dà luogo al lungo Lockdown, ed in seguito, al relativo slittamento delle consultazioni elettorali. Trascorsa la fase acuta della pandemia, a metà maggio circa, si riprendeva il dialogo interrotto con la conseguenza che, venuto a mancare il professionista designato per la candidatura, la “scelta del governatore” sarebbe ricaduta sul nome del sindacalista che, a suo avviso, avrebbe potuto catalizzare  l’attenzione dell’elettorato stabiese, e di una platea ancora più vasta sul comprensorio, sul suo nome proprio in considerazione del suo impegno nel sociale che, in circa 40 anni, lo aveva visto in prima linea sulle problematiche del lavoro. All’improvviso la stretta data dal governatore che, ritenendo molto alto il numero di liste a suo sostegno, decideva di dare una sforbiciata e di ridurre a 15 il numero di liste che in quei giorni, si sussurrava, fossero arrivate a circa 17. Non si sa se questo sia accaduto per una questione relativa alla smisurata superstizione del governatore rispetto al numero 17, oppure alla necessità politica di non diventare la coalizione detentrice del record assoluto a livello europeo di liste a sostegno; ma di fatto esiste un dato incontrovertibile che era nata la maledetta esigenza di tagliare le liste in eccedenza accorpando, là dove fosse stato possibile, diversi e variegati gruppi di cultura e provenienza diversa. E qui che nasce il problema, secondo il racconto di Di Maio, ed in particolare per la lista “Fare Democratico” nella quale sono stati riversati Demitiani ed alcuni “pentiti” del Cdx, qualcuno dimettendosi anche da sindaco della propria città proprio alla fine di luglio 2020, mentre la gestione della lista nel frattempo è passata dalle mani di Marchiello(assessore in carica ed uomo di fiducia del Governatore) nelle mani dell’avv. Giosy Romano(senatore Forzista transfuga pentito) ex presidente dell’area Asi passato, dalla sera al mattino, alla corte di Vincenzo De Luca. Il nome da tagliare, evidentemente, non poteva non essere che quello di Nino Di Maio visto che il candidato del transfuga Romano, diventato nel frattempo uomo di punta Deluchiano, era proprio Di Maiolo(ex sindaco di Mariglianella) e che a suo avviso poteva ingenerare confusione tra gli elettori, oltre che nei seggi, per la notevole assonanza tra i due cognomi dei candidati. I giorni del 20 e 21 agosto sono stati giorni bollenti, e non solo per motivi metereologici mentre, nella coalizione di De Luca, la fredda e determinata comunicazione a Di Maio(il sindacalista) che non sarebbe stato più candidato nonostante avesse già firmato per accettazione la candidatura, comunicazione condita dalla proposta “indecente” di candidarlo prima nella lista del PD, ed al netto rifiuto di Nino per manifesta incompatibilità ideologica, tentando poi di trovare una soluzione sistemandolo in altre liste della coalizione. Una porcheria senza confini, insomma, perpetrata ai danni di un uomo che ci aveva creduto e, per quanto riguarda la politica, inesperto delle dinamiche del “sistema” in quanto difficilmente queste magie accadono nell’ambito della vita sindacale.  Il risultato finale è stato quello che, purtroppo per lui, Nino Di Maio è rimasto escluso dalla competizione elettorale senza alcuna motivazione valida che ne potesse giustificare l’esclusione, ma cosa ancora più grave è quella che i propri referenti politici regionali non hanno mosso un dito per candidarlo in quella lista, Fare Democratico, di cui la denominazione nulla sembra aver a che fare né con la Democrazia e neppure con la trasparenza nei rapporti interni al Csx e con gli stessi cittadini elettori. Alla fine del suo lungo excursus sulla storia di una candidatura nata e tramontata in un baleno, Nino Di Maio ha formalizzato la sua proposta per l’espressione del voto alle prossime regionali consigliando agli amici presenti, ma guarda un poco, di votare solo ed esclusivamente per il governatore De Luca astenendosi dal votare per le liste a suo sostegno. Una proposta che, secondo il sindacalista, dovrebbe servire a sottolineare la fiducia nel Governatore rimarcando, al contrario, la differenza di consensi tra lo stesso e quello del carrozzone di liste della coalizione; un risultato che a suo avviso “indebolirebbe il sistema” evitandogli di subire eventuali ricatti e/o condizionamenti. Una proposta che, secondo le modalità con cui De Luca ha “riempito l’Arca di Vicienz”, non appare né credibile né praticabile sul piano squisitamente politico, considerato che nella coalizione De Luca ha imbarcato proprio tutti(compresi quelli che nel 2010 rappresentavano a suo giudizio la “Madre di tutti i mali della politica regionale”), e tra questi non ha esitato ad annoverare anche new entry dell’ultimo minuto, tipo quelle di Romano e Beneduce, che hanno contribuito anche se in modo indiretto alla esclusione di Di Maio dalla competizione elettorale. Di Maio oggi è ancora probabilmente confuso, ma non appena in grado di poter riflettere con freddezza potrà sicuramente rendersi conto che quel “sistema” che ha combattuto è oggi vivo e vegeto più che ieri e che, per sua sfortuna, continuerà a sopravvivere appoggiando proprio il suo candidato De Luca. E chest’è!!!       

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