(di Red) – Ieri pomeriggio, attraverso le prime battute di agenzia, trapelava la notizia che Renzi abbandonava il PD, dopo averlo sedotto e costretto ad un tavolo politico con i 5S, insieme ad una folta rappresentanza di deputati e senatori che, alla luce di questa scelta, andranno a costituirsi in gruppi autonomi all’interno delle due camere. Infatti, dopo l’accordo programmatico di governo tra il PD ed i pentastellini, nessuno tra gli osservatori più attenti della politica italiana ipotizzava una simile scelta, anche perché l’ex segretario Piddino era stato l’artefice di una proposta politica, prima quella di un governo istituzionale e poi promotore dell’apertura di un tavolo politico-programmatico, mirata a salvaguardare le traballanti sorti di una legislatura che sembrava ormai giunta all’ammazzacaffè. Eppure, molto modestamente, la nostra testata aveva ipotizzato questo tipo di canovaccio non meno di un mese fa, e nel configurare questo scenario, la nostra irriverente redazione, aveva addirittura schernito gli ingenui pentastellini sulla reale possibilità che, subito dopo il voto sulla redigenda finanziaria, ci sarebbe stata la reale possibilità che dopo aver portato nell’area di governo D’Alema, Bersani, Zingaretti, Migliore, Di Martino e Scala, avrebbero potuto “imbarcare”, strada facendo, anche Berlusconi, Taviani e Cesaro, tanto dopo aver governato per circa quindici mesi con Salvini, Borghezio e, ma guarda un po’, finanche con Verdini. Una mossa politica d’altri tempi, quella del redivivo Renzi, che in un sol colpo ha beccato, come si dice dalle nostre parti, “due Fucetole”. Infatti, alla luce di questa nuova ed inedita situazione politica, si comprende bene il disagio del Presidente del Consiglio che, si dice inviperito, si vede rubare quella scena politica che lo vedeva in solitaria occupare una posizione centrista—moderata che, secondo i suoi artificiosi calcoli, gli avrebbe garantito una gestione governativa tranquilla da dove avrebbe potuto costruire quel polo al quale aspirava di primeggiare e di fondamentale importanza nel nuovo, nascente, scenario politico del paese. La mossa di Renzi spariglia, e non poco, i piani dei partiti di governo, in quanto questa scelta condizionerà la realizzazione del programma di governo che, senza il supporto dei Renziani, difficilmente potrà contare sulla maggioranza numerica, e la conseguente tenuta della maggioranza, nei due rami del parlamento. Adesso il gioco lo conduce di nuovo Lui e, tanto solo per ricordarlo agli ingenui pentastellini di primo pelo, hanno letteralmente buttato alle ortiche i pur considerevoli risultati conseguiti nella consultazione del 4 marzo 2018. Per fortuna degli italiani, e a tutela delle future generazioni, nonostante lo strumentale lavoro di distruggere la politica nel paese, viene fuori la riscossa dell’intelligenza politica che in un solo colpo distrugge le fantasiose aspirazioni sovraniste e stringe all’angolo l’incapacità dei piccoli populisti di quartiere che, per circa quattordici mesi, hanno portato il paese sull’orlo del fallimento e della degenerazione politica ed economica.

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