Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo il ricordo di un vecchio e carissimo amico. “Quest’anno avremmo dovuto celebrare il decimo anniversario della scomparsa di Italo con un evento in villa comunale, per porre finalmente nel viale dedicato agli artisti stabiesi, il busto commemorativo di mio padre a fianco a quello di Ciro Madonna cofondatore del C.A.T. e suo amico fraterno”, spiega Marcella Celoro, “ma purtroppo la situazione di emergenza sanitaria ci ha bruscamente obbligati ad uno stop nell’organizzazione delle celebrazioni commemorative. Ma in questo momento complicato per i lavoratori dello spettacolo, noi non ci scoraggiamo: la festa è solo rimandata, la scuola di teatro sarà presto attiva online e noi torneremo presto a calcare le tavole del nostro amato palcoscenico”.
La Cooperativa di Teatro C.A.T ricorda Italo Celoro[1]: cadrà il prossimo 22 maggio il decimo anniversario della scomparsa di Italo Celoro, ricordato per la sua versatilità e il suo talento di attore e regista, oltre che di interprete straordinario dell’eredità culturale di un altro grande stabiese come Raffaele Viviani.
Italo Celoro, uomo appassionato, ha amato la sua Castellammare in maniera viscerale, memorabili le sue battaglie civili, combattute in nome dell’arte e del riscatto sociale e culturale. Si battè fino all’ultimo respiro per la divulgazione delle opere di R. Viviani e per l’istituzione del Teatro Comunale a Lui dedicato. A metà degli anni novanta, insieme agli attori della Coop. Di Teatro C.A.T. riportò la vita nei giardini della Reggia di Quisisana, mettendo in scena la sua opera “Nce steva na vota na principessa”, clamoroso successo di critica e di pubblico.
Italo Celoro, con le sue battaglie sociali, riaccese i riflettori sia sulla pulizia dell’arenile stabiese e sia sul degrado del centro storico e sull’abbandono delle Antiche Terme di Stabia, contando all’attivo ben dieci rassegne teatrali estive. Allievo di Ciro Madonna, presidente della Coop. Di Teatro C.A.T. e insegnante di Italiano e storia, sono rimaste memorabili le sue lezioni della Divina Commedia durante le quali recitava più che spiegare i grandi versi danteschi.
Ma Italo Celoro ha onorato la sua esistenza trasmettendo passione e amore per il teatro e per la sua città natìa, alla quale nel 2002 decise di regalare una realtà teatrale indipendente dai giochi di potere: la Sala Teatrale “Ciro madonna” di Via Surripa, 43: “Quella Sala teatrale rappresentava per lui, così come per la figlia Marcella, che gestisce un nuovo spazio sempre a Castellammare di Stabia, in via dei Mugnai 34, l’opportunità di usufruire di una godibile e efficace alternativa per il tempo libero e per la concretizzazione, sul piano civile e sociale, di appuntamenti fissi. Noi abbiamo il culto del rapporto umano, la voglia matta di trasmettere delle emozioni dal palcoscenico alla sala, per sentirle, dalla sala, rimbalzare su di noi per farci più forti e più convinti di essere sulla strada giusta”.
Sulle pagine Facebook e Instagram del Teatro C.A.T. in questi giorni è stata lanciata l’iniziativa #ioricordoitaloceloro attraverso la quale gli attori della Coop. Di Teatro C.A.T. invitano amici e conoscenti a diffondere aneddoti, testimonianze e video-performance per ricordare insieme, anche se a distanza, cosa ” ‘O Prufessore” ha rappresentato per la comunità stabiese, in questo modo la vita di Italo Celoro viene raccontata come una storia d’amore, che ha due protagonisti: l’illustre attore stabiese e la sua controversa città.
Già tanti i cittadini che hanno partecipato all’iniziativa virtuale ricordando con affetto e nostalgia lo zio, l’amico, il maestro, il grande artista scomparso. Si legge su Facebook: “Italo mi impressionò molto perché oltre ad essere capace di interpretare qualsiasi personaggio dovesse capitargli, fosse esso giovane, vecchio o bambino, aveva la grande capacità di trovare sempre il modo per spiegare a tutti la tecnica ed il modo per interpretare al meglio la parte assegnata“; “se ho partecipato al Masaniello di Armando Pugliese, è solo grazie alla caparbietà di Italo” e ancora:
“In questa occasione voglio ricordare
il suo teatro (…). Il teatro nella città di cui era follemente innamorato,
strumento per elevare l’animo delle persone dimenticate dalla “cultura per i
pochi”.
[1] Come attore e regista della Coop. Di Teatro C.A.T. ha portato in scena testi di Viviani, Petito, Scarpetta e De Filippo ed è stato protagonista di moltissime opere teatrali dirette da Armando Pugliese (Medea di Portamedina, Masaniello, Gilda, etc.). Come attore cinematografico fu diretto da Nanny Loy (Cafè Espresso, Mi manda Picone, Scugnizzi, Pacco, doppio pacco e contropaccotto), Paolo Sorrentino (L’uomo in più, Le conseguenze dell’amore), Matteo Garrone (Gomorra), Antonio Capuano (Luna Rossa).
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