(Carlo Carrillo) – Una giornata campale ieri, quella trascorsa in consiglio comunale, per i consiglieri comunali stabiesi. Un ordinatorio molto importante al vaglio di un assise che ha registrato molte assenze (questione che tratteremo in disparte) di consiglieri comunali, accompagnata dal disinteresse di una città assente sulle grandi tematiche. Alla luce di un provvedimento fondamentale, ed importante, arrivato in aula con molto ritardo, rispetto a quelle che erano le scadenze previste dalla Madia  lasciando, allo stesso tempo, pochissimi giorni ai consiglieri tutti, ed in particolare alle opposizioni, per poter approfondire la complessa proposta di una delibera corredata da allegati corposi che superano di gran lunga le duecento pagine, alla seconda chiamata, quella delle 10.00, sono iniziati i lavori. Ma nonostante queste difficoltà, le opposizioni hanno lavorato con impegno ed hanno prodotto, al momento del dibattito enucleatosi in consiglio, un interessante e responsabile contributo al confronto sulla questione contenente, tra l’altro, moltissimi spunti positivi ed altrettante perplessità rispetto al provvedimento in esame.

Ecco il testo integrale della posizione assunta dalle opposizioni:

“La delibera N.5284 del 20.11.2017, all’esame del Consiglio di oggi, affronta il problema serissimo del settore termale nella nostra città.
Verso questa complessa vicenda, che noi consideriamo una tra le principali priorità da affrontare e risolvere, l’opposizione non ha in animo d’inventarsi falsi problemi, né argomenti strumentali al solo fine di motivare un voto contrario.
Al contrario, come dimostrano le proposte che abbiamo presentato in questi mesi, eravamo e siamo motivati a dare un contributo che aiuti a riportare sui giusti binari l’urgenza di rilanciare le nostre Terme, di dare una risposta ai lavoratori e all’intera città.
Il provvedimento in discussione risponde a questo scopo?
Noi abbiamo seri dubbi per diverse ragioni:
la mancanza di qualsiasi tutela e salvaguardia del patrimonio immobiliare, dal giorno in cui è stato deciso di mettere in liquidazione la società, oggi rischia di pesare enormemente sulle scelte future. I danni, se sommiamo quelli di Nuove e Antiche Terme, superano gli 11 milioni di €;
in questi mesi l’attuale Amministrazione ha proceduto alla cieca, senza un piano, aggiungendo ulteriori ritardi e confusione a ritardi e scelte sbagliate del passato, come l’annuncio nell’ estate del 2016 dell’apertura storica delle A. Terme sulla base di accordi e di impegni assunti con i lavoratori o quello che indicava che la Regione sarebbe intervenuta per la gestione o, ancora, quella del treno che avrebbe fatto sosta nella stazione di C.mmare Terme per portare turisti; e se non bastasse si può far riferimento al bando per l’affidamento del parco delle nuove terme, fino alla scelta del P.F solo per le A.TERME. P.F sul quale davvero è meglio stendere un velo pietoso, comprese le dichiarazioni rilasciate circa il moderato ottimismo a fronte dell’ evidente rovinoso fallimento e compresa il mancato previsto affidamento provvisorio stabilito in delibera in attesa del completamento delle procedura di gara.
A fronte di tutto questo dichiarare, il risultato è che le Antiche Terme sono ancora chiuse.
Ci dovete consentire di ricordare a questo consiglio che tutte queste scelte sbagliate peseranno sulla possibilità che la delibera che voi proponete di adottare venga ritenuta dal Ministero e dalla Corte dei Conti, coerente con la Riforma Madia, e serva in definitiva a non porre in liquidazione la SINT.

L’articolo 4 della succitata Legge Madia, come viene richiamato in delibera, interviene sul delicato aspetto inerente le finalità perseguibili attraverso le società partecipate.
Il provvedimento dispone che le amministrazioni pubbliche non possono, direttamente o indirettamente, detenere partecipazioni, acquisire o mantenere società aventi a oggetto attività di produzioni di beni e servizi non strettamente necessarie alle proprie finalità istituzionali.
Fermo restando quanto detto, il comma 2, prevede espressamente che le amministrazioni pubbliche possono, direttamente o indirettamente, costituire società ovvero mantenere o acquisire partecipazioni solo per le sotto elencate attività:

a) produzione di un servizio di interesse generale (da ora, SIG), inclusa la realizzazione e la gestione delle reti e degli impianti funzionali ai servizi stessi;
b) progettazione e realizzazione di un’opera in base ad un accordo di programma fra PP.AA. e, ove opportuno attraverso la costituzione di una società pubblica di progetto, senza scopo di lucro, anche consortile, partecipata dai soggetti aggiudicatori e dagli altri soggetti pubblici interessati (art. 193 del d.lgs. n. 50/2016, c.d. nuovo codice appalti);
c) realizzazione e gestione di un’opera pubblica o di un SIG mediante la costituzione di società mista, avente a oggetto esclusivo l’attività inerente l’appalto o la concessione, con imprenditore privato selezionato mediante procedura ad evidenza pubblica a c.d. doppio oggetto (sottoscrizione o acquisto partecipazione quote societarie da parte del privato e contestuale affidamento del contratto di appalto o concessione), avente quota di partecipazione non inferiore al 30% del capitale;
d) autoproduzione di beni e servizi strumentali all’ente o enti pubblici partecipanti;
e) servizi di committenza, incluse quelle ausiliarie, a supporto di enti senza scopo di lucro e di amministrazioni dello Stato; enti pubblici territoriali; altri enti pubblici non economici; organismi di diritto pubblico; associazioni, unioni, consorzi, comunque denominati, costituiti da detti soggetti (art. 3, c.1, lett. a) del d.lgs. n. 50/2016).
E’ inoltre possibile per le amministrazioni pubbliche, (c. 3), anche in deroga _ alla precedente lettera a), acquisire partecipazioni in società aventi per _ oggetto sociale esclusivo la valorizzazione del patrimonio delle _ amministrazioni stesse, anche tramite conferimento di beni immobili in tali _ società.

L’articolo 20, invece, prevede l’istituto della razionalizzazione periodica delle partecipazioni pubbliche, così come richiamata dalla proposta di deliberazione del 20/11/2017. Fermo restando la revisione “straordinaria” delle partecipazioni prevista dal successivo articolo 24, il decreto dispone, al comma 1, che siano effettuati annualmente, attraverso un provvedimento, piani di razionalizzazione, mediante messa in liquidazione, alienazioni e dismissioni di società. Tali piani di razionalizzazione, corredati dalla relazione tecnica sono adottati se, in sede di analisi, l’amministrazione riscontra anche uno solo dei seguenti elementi:
– partecipazioni societarie in categorie non ammesse ai sensi dell’articolo 4 del decreto, in questo caso bisogna verificare che la SINT abbia per oggetto sociale esclusivo( cosa che a una prima lettura non sembra) la valorizzazione del patrimonio delle amministrazioni, altrimenti non sarebbe ammessa ai sensi dell’art. 4;
– società prive di dipendenti ovvero con numero amministratori superiore ai dipendenti;
– partecipazioni in società che svolgono attività analoghe o simili ad altre società o enti pubblici strumentali; – partecipazioni in società che nel triennio precedente hanno conseguito un fatturato medio non superiore a 1 mln di euro;
Era necessario arrivare in queste condizioni, con questi ritardi, con questi interrogativi che pendono a questa discussione così impegnativa ?
Noi pensiamo di No.
Dalla lettura dei verbali delle assemblee dei Soci della SINT, che sicuramente avrete avuto modo di leggere, si evince con chiarezza che sono state assunte decisioni sulla base di poteri che il Sindaco non aveva, e che avrebbe dovuto richiedere al Consiglio; che sono stati presi impegni da parte della SINT, a partire da agosto 2016 sulla elaborazione del piano industriale, non rispettati; che non sono state attivate le giuste intese con la Regione. Sono mesi che ragioniamo sull’ esistenza di un tavolo regionale che fino a questo momento ha prodotto ben poco.
Per responsabilità del Comune o della Regione?
I colleghi consiglieri ricorderanno cosa è accaduto in quest’aula .
Della riforma Madia e della SINT della situazione debitoria abbiamo parlato a fine 2016, così come abbiamo parlato della lettera di patronage e dei fondi accantonati nel bilancio dell’Ente, della necessità di lavorare a un progetto che tenesse assieme Antiche, Nuove Terme e albergo. Abbiamo provato a sollecitare l’attenzione sulla necessità di chiarire la vicenda delle convenzioni, delle concessione per le acque minerali; evidenziato l’urgenza di arrivare a un Accordo di Programma con la Regione e Invitalia, di utilizzare lo strumento delle aree di crisi; proposto di dare una funzione e un ruolo alla SINT anche attraverso la gestione provvisoria delle Antiche Terme.
Nessun ascolto, solo fughe dal Consiglio. Ogni volta solo spot, compreso quello relativo al bando della SINT per la ricerca dell’advisor per il piano industriale delle Nuove Terme. Il primo bando, dopo mesi di attesa, è fallito; il secondo a pagamento, a parte la discussione nel merito, si muove in direzione opposta rispetto a quanto avete fatto in questi 17 mesi: propone di ragionare, come noi avevamo tentato di suggerire, su Antiche e Nuove Terme, sull’Albergo e in più sulla Caserma Cristallina.
Sono fatti e non polemiche quelli che stiamo provando a riassumere. Li abbiamo elencati per meglio chiarire le difficoltà a discutere in così poco tempo un provvedimento così complesso, che comporta l’assunzione di responsabilità verso la città e personali.
Anche per queste ragioni avevamo chiesto in commissione di poter avere 7 giorni in più per approfondire il provvedimento, per poter interloquire con i revisori, l’advaisor, le parti sociali. Siamo giunti, invece, al paradosso di non rispettare neanche i 10 giorni assegnati alle Commissioni per licenziare i provvedimenti per il Consiglio. Tutto questo è accaduto nonostante il Piano sia stato consegnato alla SINT il 14 novembre, mentre per i Consiglieri è stato materialmente disponibile solo a partire dal 21 novembre. Tempi ridicoli per un tema così serio!
Segretaria le chiediamo: a fronte di questa violazione circa i tempi assegnati alle Commissioni, il Consiglio è stato convocato in modo valido?
Nei fatti , avendo avuto meno di 7 giorni per studiare la proposta, ci chiedete di approvare con un solo voto:
La revisione delle partecipazioni societarie.
La ricognizione delle partecipazioni societarie possedute
L’approvazione del piano industriale della SINT
Ma anche, dandolo per implicito:
La transazione con MPS con l’esborso di oltre 1 milione e mezzo di € tra gli oltre 850 mila di fine novembre e i 600mila di metà del 2017, non autorizzata dal Consiglio.
Il congelamento per 6 anni di 1milione e 400 mila € tra tributi dovuti e prestito. L’istituzione di un’aliquota speciale per IMU e Tarsu per SINT. Tutte proposte davvero strambe e non realizzabili, anche perché in gran parte parliamo di crediti precedenti al 2012. Sui quali il consiglio non ha più sovranità.
La vendita di altri CESPITI per due milioni. Compresa l’area sportiva affidata al Comune e per la quale l’Ente ha speso negli ultimi anni circa 900 mila €. Qualcuno ha informato di questo piccolissimo aspetto l’advisor?
Un piano di rientro della SINT per la restituzione al Comune del dovuto, del quale affermare che è campato in aria è un complimento . Un solo esempio tra i tanti che se ne potrebbero fare, si dice che per l’avvio delle Terme servirebbero 200 mila € e che il canone che ne potrebbe ottenere , compresa la Caserma Cristallini da ristrutturare, la SINT è valutabile in 20 mila €. Solo per le Terme, lasciando da parte la Cristallini, come da valutazioni fatte dallo stesso comune, per i danni e per gli arredi e le apparecchiature occorrono oltre 2 milioni di €. Chi ha stimato il canone, secondo quale procedura?
Se avete avuto modo di leggere il piano industriale, sapete che lo stesse valutazioni sulla scarsa attendibilità delle previsioni potrebbero essere fatte anche per gli altri cespiti: Albergo, Centro Congressi, Parco, Stabilimenti delle Nuove TERME, tutti immobili distrutti.
Incongruenze si riscontrano sull’improvvisa e miracolosa riduzione delle perdite di Sint; sul non detto circa la valutazione dei danni per oltre 10 milioni subiti dal patrimonio della SINT.
Esorbitanti appaiono inoltre i poteri conferiti al Sindaco e alla SINT rispetto a quelli del Consiglio.
Non si comprende se in gara andranno singoli immobili o l’insieme. Chi lo valuta e chi lo decide?
Manca un qualsiasi riferimento alla clausola sociale
Non si comprende come si possa prevedere una gara senza avere nessuna certezza sulla possibilità di acquisire convenzioni e concessioni.
Segnalati questi aspetti,sorge naturale la richiesta di un chiarimento che formalmente rivolgiamo al dirigente del settore economico finanziario e ai revisori: se i crediti precedenti il 2012 non sono più nelle nostra disponibilità, parliamo di oltre 1 milione 200 ( tributi più prestito), e se l’area sportiva non può essere venduta a privati per le ragioni che abbiamo indicato, si tratta di un altro milione,- nell’insieme stiamo parlando di 2milioni e 200- il piano che avete presentato relativo alle esposizioni di SINT regge ancora ? Noi abbiamo seri dubbi.
Di là da altri aspetti da evidenziare, quelli indicati sono già sufficienti per richiedere maggiori garanzie, a noi preme in primo luogo oggi, in questo Consiglio, avanzare una proposta, dare un contributo positivo :
E’ possibile dopo la relazione sul provvedimento sospenderne l’approvazione e inviarlo per un parere preventivo alla Corte dei Conti?
Secondo noi questa strada, tenuto anche conto anche dei pareri articolati espressi da Dirigente del settore economico finanziario e del Collegio dei Revisori, consentirebbe di avere la certezza che quanto abbiamo messo in piedi serva realmente a mettere in sicurezza la Sint. Evitando di sborsare risorse fin da subito e senza avere la certezza che la delibera una volta approvata passi l’esame obbligatorio della Corte dei Conti e del Ministero.
Questa scelta, comporta certo la richiesta di proroga alla banca del pagamento di 865 mila € fissato al 30 novembre, consentirebbe viceversa a tutti i consiglieri di votare con maggiore consapevolezza e serenità e con la sicurezza di non autorizzare di esborsi consistenti nel caso che la valutazione postuma dovesse propendere per il non mantenimento di questa partecipata.
Questa scelta, inoltre, consentirebbe a tutti, anche con un ampio coinvolgimento delle forze sociali, di qualificate competenze e della città, di partecipare alla definizione della strategia più utile per il rilancio del settore termale”.

Alle 17.00 circa, alla presenza di circa tre cittadini, il provvedimento è passato con 13 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti, mentre i gruppi di Prima Stabia e Per Castellammare hanno abbandonato l’aulaappena qualche minuto prima che il vicepresidente del consiglio desse inizio alla chiamata nominale dei consiglieri presenti per esprimere il proprio voto.

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