(di Carlo Carrillo) – Oggi è un buon giorno per sorridere, questo sarebbe il titolo di un film che, con i Termali protagonisti, potrebbe vedere una meravigliosa scena finale rappresentata dalla soddisfazione dei lavoratori di aver finalmente vinto un contenzioso che si trascinava ormai dal settembre 2015. Ma per capire bene di cosa si parla dovremmo fare un salto indietro nel tempo, rovistando nei cassetti della memoria, per tirare fuori le motivazioni che diedero origine a questo contenzioso. La chiusura dello stabilimento termale, con la successiva messa in liquidazione della società, decisa dal sindaco Nicola Cuomo, seguita poi dall’impacciato tentativo di un improbabile “Concordato Preventivo” affidato alle sapienti mani dei compagni Ostieri, De Fusco e Tarzia, sotto la direzione artistica di Paolo Giugliano, cognato e consulente personale dello stesso sindaco, fu respinto dal Giudice Delegato Del Sorbo in quanto privo dei presupposti fondamentali relativi al mancato impegno di risorse economiche, e pertanto non fattibile, che partito nelle intenzioni di un servizio prestato dagli uomini del P.D. a costo zero, è costato almeno 120mila euro alle casse comunali, e di conseguenza ai cittadini stabiesi. Poi la dichiarazione di fallimento dello stesso giudice che affidò, sempre nella primavera del 2015, la fallita Terme di Stabia al curatore fallimentare, Massimo Sequino che a sua volta, in data 15 luglio 2015, provvedeva a comunicare alle maestranze termali la risoluzione del rapporto di lavoro a partire dal 22 luglio successivo. A settembre l’inizio del contenzioso avviato contro la stessa Curatela Fallimentare e contro SINT ed i ricorrenti, ossia le maestranze termali, chiedevano al giudice del lavoro di” Accertare e dichiarare che la S.p.A. Sint è subentrata nella titolarità dei rapporti di lavoro dei ricorrenti, per effetto della cessione ex art. 2112 c.c. e di annullare il licenziamento loro intimato dal curatore fallimentare di Terme di Stabia, ordinando alla Sint di ripristinare il loro rapporto di lavoro, con la integrale ricostruzione giuridica ed economica, dalla data della intervenuta cessione; in via gradata, di annullare il licenziamento intimato ai ricorrenti dal curatore fallimentare di Terme di Stabia (Sequino) per insussistenza del suo presupposto costitutivo ed ordinare al medesimo curatore di reintegrare i ricorrenti nel posto di lavoro precedentemente occupato con le conseguenze di cui all’art. 18, comma 4, L.300/1970, ivi compresa la corresponsione di un’indennità risarcitoria nella misura di dodici mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto ovvero nella misura che il giudice riterrà di giustizia; in via ulteriormente gradata, accertato che non ricorrono gli estremi del licenziamento collettivo intimato dal curatore fallimentare, condannare quest’ultimo, ai sensi dell’art. 18, comma 5 L. 300/1970, in combinato disposto con l’art. 18, comma 7, L.300/1970, a corrispondere ai ricorrenti una indennità risarcitoria nella misura di 24 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, ovvero nella misura che il giudice riterrà di giustizia; condannare la società soccombente al pagamento delle competenze di giudizio, con attribuzione ai costituiti difensori antistatari”. Il giudizio, in una prima fase vide coinvolta la dott. Basso del Tribunale di Torre Annunziata che, alla fine di un tormentato rito Fornero, pronunciò una sentenza che non vedeva né vincitori né vinti, in un contenzioso che per la prima volta vedeva applicato questo nuovo percorso giudiziario. I lavoratori, con il proprio staff difensivo, non mollarono di un solo centimetro e, ricompattate le fila, si ripresentarono davanti al giudice Rocco, della sezione lavoro oplontina, per continuare a rivendicare giustizia a fronte di un loro sacrosanto diritto calpestato e mortificato dalla politica del centrosinistra stabiese. Dopo tantissime udienze che determinavano, di volta in volta, speranze e/o delusioni a seconda dell’andamento alternato della fase dibattimentale, il giudice Rocco, nei primi giorni di gennaio 2018, chiese agli avvocati delle rispettive parti di esperire un tentativo di ricomposizione, una transazione in pratica, al fine di evitargli la difficoltà di arrivare ad una sentenza che poteva assumere risvolti “sanguinosi” per l’una o l’altra parte dei contendenti. E fu così che si arrivò al tavolo del sindaco Pannullo che, dopo aver sentito i lavoratori che gli avevano dato la propria disponibilità a transigere, decise di confrontarsi con Vanacore A.U. di Sint e con il legale, Sica, che rappresentava gli interessi della partecipata nella contesa. Dopo una serie di lunghe consultazioni, avviate dal sindaco con la rappresentanza Sint, una via crucis infinita, lunga e dolorosa, saltò fuori che la volontà di Sint, su consiglio del proprio legale, era quella di andare a sentenza perché evidentemente avevano intuito che la sentenza potesse risultare favorevole alle loro argomentazioni. Saltata la transazione, saltò anche l’amministrazione Pannullo sfiduciata proprio il 6 febbraio del 2018, si arrivo alla sentenza di Rocco proprio nei primi giorni di agosto. Una sentenza choc che, nonostante tutte le circostanze fossero dalla parte dei lavoratori, gelò lavoratori, difensori e gran parte dei media(che tifavano per i lavoratori) con un dispositivo che non rendeva giustizia né ai lavoratori né rendeva onore ad una giustizia che si era dimostrata per niente equa. Rabbia, pianti e reazioni forti alla lettura di quella “pilatesca” sentenza poi la quiete, dopo la tempesta, ritornò a far capolino tra i lavoratori che, riorganizzati dallo staff dello studio Abbignente, ritornarono alla carica producendo immediatamente il ricorso presso la “Sezione Controversie di Lavoro e di Previdenza ed Assistenza” della Corte di Appello di Napoli con la dr. Giovanna Maria Rossi Presidente e la dr. Rosa Bernardina Cristofano coadiuvate dal Consigliere rel. Francesca Romana Amarelli che, riunita in camera di consiglio, ha pronunciato in grado di appello all’udienza del 14.3.2019 una sentenza che rende finalmente giustizia al popolo dei termali, condannando la Sint e la Curatela in virtù di quanto richiesto dagli avvocati delle maestranze, soddisfacendo in toto la sete di giustizia che per troppi anni, questi martoriati lavoratori, hanno dovuto subire. E qualcuno, venuto a conoscenza della sentenza, ha provato a chiedersi: Ma adesso cosa succederà? E qui viene il bello, ma il resto ve lo spiegheremo con calma nella giornata di domani. Oggi, è solo un buon giorno per tornare a sorridere.
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